La Russia e noi

par Antonio Moscato
martedì 9 settembre 2014

Mi è capitato di fare un non piacevole confronto radiofonico con un sostenitore dell’innocenza di Putin, sostanzialmente impermeabile a qualsiasi argomento, che continuava a elencare i crimini degli ucraini, in gran parte “non veri ucraini” e per vocazione filonazisti, senza sospettare che se in tanta parte dell’Europa annessa all’URSS (col patto Ribbentrop-Molotov del 1939 e poi con la spartizione concordata con Churchill nel 1944) si è diffuso un violento sentimento antisovietico e anticomunista che perdura ancora oggi, ci deve essere qualche ragione in più di una specie di predestinazione al crimine.

Chi volesse ascoltare quel dibattito tra sordi comunque può trovarlo sul sito della radio che ci ha invitati. Non credo valga molto la pena, tra l’altro anche i miei brevi interventi erano spiazzati dall’impossibilità di dialogo, ma comunque per chi ha pazienza il link è questo.

Ma di questo vale la pena di parlare ancora, al di là di quell’occasionale dibattito, perché è abbastanza diffuso in quel poco che rimane di sinistra, in forme più o meno rozze, l’atteggiamento manicheo che ripete incessantemente i mantra della propaganda russa. Ad esempio presenta la destituzione di Yanukovic come il frutto di un “colpo di Stato fascista”, e non di un movimento di grande ampiezza, in cui ci sono state naturalmente infiltrazioni della destra, ma che sono state però facilitate proprio dalla sanguinosa repressione da parte dei corpi speciali (le organizzazioni di estrema destra erano le uniche attrezzate per fronteggiare gli attacchi). Al tempo stesso questi compagni un po’ manichei vedono solo manovre imperialiste e complotti fascisti importati in tutta l’Europa Centro Orientale che era stata direttamente incorporata all’URSS o inserita nella sua area di influenza semicoloniale. Stupisce che a volte sia lo stesso Manifesto a riproporre senza una spiegazione materialista la denuncia di questo fenomeno. Eppure alcuni dei redattori dovrebbero essere in grado di capire che se in Ungheria o in Polonia molti hanno una ostilità alla Russia (in cui vedono non a torto un erede dell’URSS) così forte da spingerli a chiedere aiuto alla NATO, lo si deve alle tragiche esperienze che hanno fatto durante i molti decenni della dominazione staliniana. E lo stesso vale per le repubbliche baltiche o per l’intera area del Caucaso: deportazioni in massa di interi popoli o delle élites, eliminazione fisica dell’intellighentsija (vedi il massacro di Katyn) negata come il Patto Ribbentrop-Molotov fino agli ultimi giorni di esistenza dell’URSS nonostante l’abbondanza di prove esistenti.

Come si può avere fiducia di un vicino così ingombrante, che non ha esitato a ricorrere a complotti polizieschi e falsi attentati per annullare il riconoscimento dell’indipendenza della Cecenia e innescare una guerra tragica che ha seminato odio e fuga nel terrorismo, con ricadute in tutta l’area caucasica e poi in gran parte del Medio Oriente?

Unico argomento concreto portato dai filorussi sono i crimini della NATO e dei paesi imperialisti occidentali. Ma che c’entra? I marxisti rivoluzionari hanno condannato da sempre la NATO, da molto prima - e ovviamente anche dopo - che il PCI di Berlinguer ne aveva scoperto i benefici effetti come “ombrello protettore”: lo ricordo per i tanti malati di amnesia che hanno “riscoperto Berlinguer” e mettono la sua immaginetta ormai perfino sulla tessera del PRC! E lo abbiamo fatto senza perdonargliene una di malefatte, comprese quelle mascherate da imprese umanitarie, nel Libano, in Somalia, nei Balcani, ecc.

E non abbiamo mai dimenticato che dietro la propaganda (antimperialista da un lato, antisovietica dall’altra) Mosca e Washington trovavano spesso accordi alle spalle dei popoli: ad esempio nel 1947-1948 contro i palestinesi e per lo Stato di Israele. E li trovano ancora, senza pudore, quando lo ritengono utile.

Su questo rinvio volentieri a una vecchia recensione di un libro stimolante, Perché Stalin creò Israele, che per ironia del caso è stato pubblicato (anche se con alcune omissioni), proprio dalla casa editrice del compagno filorusso del “dibattito” radiofonico.

Per giunta, lungi dallo schierarsi con l’imperialismo occidentale, abbiamo detto in varie occasioni che “i progetti geostrategici di Putin sono discutibili e pericolosi, ma non illegittimi”. E abbiamo sostenuto che “Putin ha ragione quando domanda da quale pulpito gli Stati Uniti, che hanno militari in decine di paesi anche non consenzienti (basti l’esempio della base di Guantanamo a Cuba), si scandalizzano per l’appoggio fornito alla popolazione russofona della Crimea che aspirava al ricongiungimento alla madrepatria da cui era stata staccata (senza essere consultata) nel 1954”.

Ma proseguire con infiltrazioni di mercenari russi o “ceceni” (cioè i mercenari arruolati per i bassi compiti in quello sventurato paese), spesso di estrema destra, forniti dai tanti gruppi nazionalisti o monarchici-stalinisti che prosperano in Russia, equipaggiati di armi pesanti con i segni di identificazione cancellati, nelle province orientali ucraine, sembra fatto apposta per spingere altri paesi verso la NATO. Sia che le richieste di Putin si fermino a dettare le forme in cui realizzare la federazione ucraina, sia che arrivino a “riscoprire” ancora una volta il diritto all’autodeterminazione fino al distacco. È questa cecità sugli effetti che ogni azione può avere che mi preoccupa, perché vede rafforzarsi contemporaneamente l’avventurismo di Putin e quello di Obama (con al seguito la zelante ed ignara “Lady PESC” Mogherini).

E di tutte le cose dette su questa crisi, ben peggiore di quella provocata con la guerra in Georgia dell’agosto 2008, mi fanno rabbrividire i riferimenti alla spirale che portò all’esplosione della Grande Guerra nel luglio 1914. Non sbocco fatale, ma eventualità possibile quando entrano in gioco tanti protagonisti irresponsabili. Compresa un’Italia che gioca ad avere un ruolo attivo su tutti gli scacchieri, e mette a disposizione paracadutisti ed aerei per esercitazioni ovviamente provocatorie, lontanissime dai nostri confini e vicinissime a quelli della Russia… Su queste cose, Renzi non bada a spese.

Ovviamente, inutile sottolineare ancora una volta che la denuncia degli errori e degli avventurismi di Putin non vuol dire la minima simpatia per Poroshenko, che come Putin è un prodotto della singolare trasformazione della vecchia nomenclatura sovietica, sul piano politico o su quello finanziario, o su entrambi. E hanno la stessa cultura. Come tutti i dirigenti delle repubbliche ex sovietiche…

Ma è difficile far capire a chi ha una “squadra di calcio” per cui tifare, che chi la critica non lo fa perché tifoso di un’altra squadra… Mi è capitato a volte con certi fanatici filoisraeliani, che non riuscivano a immaginare o capire che criticavo severamente Israele ma non ero un tifoso dei regimi arabi. Anzi che non avevo (e non ho) nessun paese “modello” da difendere e in cui confidare.

E a questo proposito occorre un'altra precisazione. A complicare le cose e a rendere difficile un distacco nel valutare la questione ucraina, senza sposare la causa dell’uno o dell’altro, c’è anche l’effetto della propaganda televisiva e su internet dei governi di Cuba e del Venezuela e, in forma solo parzialmente più cauta, di Bolivia ed Ecuador, o della stessa Argentina, che ripropongono sistematicamente le tesi russe, come le hanno sostenute difendendo a spada tratta Gheddafi e Assad, e manifestando in genere scarsa simpatia per le “primavere arabe” ben prima che il loro isolamento e la radicalizzazione dello scontro ne provocasse arretramenti e sconfitte. Quanto al Brasile “sub imperialista” (vedi il recente Toussaint: il Bancosur potrebbe essere un’alternativa, non i BRICS ), al di là del legame nei BRICS, il suo governo in difficoltà per tante ragioni ha bisogno estremo di un buon rapporto con Russia e Cina. Credo che sull’atteggiamento del Manifesto, questo (cattivo) esempio latinoamericano pesi molto. E pesa, a sinistra, perché il manifesto è rimasto, nonostante i suoi limiti, l’unico giornale che fornisce un’ampia informazione internazionale (il Fatto quotidiano ha oscillato perfino su Gaza, con prese di posizioni apertamente filosioniste).

PS: Il mio sito ha cercato di fornire una documentazione abbastanza esauriente sull’Ucraina e sull’intera area: cliccando il link Ucraina di articoli miei o di altri compagni ne trovate una quarantina. Altrettanti sotto la voce Stalinismo. E tre volte tanti se ne trovano cliccando su Il dibattito sul socialismo reale. Varrebbe la pena di riproporne alcuni, per curare alcune preoccupanti amnesie.

PPS: Segnalo intanto il recentissimo articolo di Andrea Ferrario uscito poco dopo l'inserimento del mio articolo.

 

Foto: Dennis Jarvis/Flickr


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