La Rivoluzione "incivile" di Ingroia

par l’incarcerato
martedì 8 gennaio 2013

Tra i vari slogan del neopartito della "Rivoluzione Civile", gli "ingroiani" (tanto simili ai grillini) hanno rispolverato quello di Peppino Impastato: "La mafia è una montagna di merda". 

Sono d'accordo e anche il sottoscritto la combatte (in questo sito potrete anche leggere alcune mie inchieste)! Ed è proprio per questo che trovo indecente, oltre al fatto che sia una figura rappresentante di un Potere (quello Giudiziario) che non deve essere assolutamente sovrapposto a quello politico, candidare un magistrato che ha fallito nel suo operato.

Oltretutto affidandosi al figlio di Ciancimino rivelatosi con il tempo inaffidabile e avendo avuto come braccio destro una talpa della mafia stessa (il Maresciallo della GdF nella DIA di Palermo, Giuseppe “Pippo” Ciuro); e tutto a sua insaputa. Ha fallito come magistrato, a differenza di un Falcone o di un Borsellino che ottennero condanne grazie al Maxiprocesso nonostante le intimidazioni, ma agli occhi della gente che crede in lui sembra un vincente. In cosa, è tutto ancora da capire.

Inoltre, come se non bastasse, abbandona la Procura di Palermo (a lavoro non portato a termine) lasciando soli i suoi colleghi per lavorare con l'ONU in Guatemala: l'ennesimo lavoro non finito (e forse mai svolto) perché ha scelto di "scendere in campo". Io tutto questo lo trovo vergognoso e irrispettoso anche nei confronti dei familiari delle vittime della mafia che credevano, ingenuamente, in lui: lavori lasciati sistematicamente incompleti. Trovo vergognoso che la sinistra "alternativa" abbia di fatto spianato la strada al nuovo Di Pietro della situazione. Non è cambiato nulla. Si ripropongono cose giù viste. Cambiare si può, ma non così.

E perché non cambia nulla, ma si ripropongono i soliti vecchi schemi? E come mai la sinistra "alternativa" per meri scopi elettorali ha creato questa alleanza? Ma la domanda da fare è soprattutto questa: come mai anche la base di sinistra è infettata da quell'ideologia, un tempo appartenente alla destra sociale, che evoca la legge come cura dei mali? Ovvero l'evocazione di uno Stato "penale" e con un'etica fascista dello Stato?


Per rispondere a queste domande noi tutti dobbiamo studiare e approfondire di più! Non leggiamo i soliti libri che vengono sponsorizzati, non attingiamo sempre dalle solite fonti che vanno di moda tra chi pensa di andare contro: approfondiamo le notizie, non prendiamo per buono tutto quello che viene detto, non lasciamoci sedurre dagli slogan facili perché molto spesso nascondono il peggior populismo e sopratutto non lasciamoci trasportare dal mal di pancia.

Non lasciamoci ingannare da tutti quei Poteri, come quello della Magistratura, che si fanno scudo dalle poche persone in gamba per rafforzare sopratutto i loro privilegi e prepotenza. Ancor peggio quando si mettono in Politica. Il Sistema si regge e si auto rigenera facendo espellere ogni tanto le cosiddette "mele marce". E finiamola di abusare della parola "legalità": essa non è un valore assoluto. 

Vi ricordo che il legalitarismo è un'ideologia di destra. Perché? Perché il legalitarismo è sempre una posizione subalterna al potere. Quanto volte abbiamo sentito dire che “la legge, il rigore, sono gli unici strumenti di difesa dei deboli dai forti”? E’ un imbroglio! La legge è sempre fatta dal più forte e applicata dal più forte. E il legalitarismo è quella pratica politica che trasforma la legge in un feticcio, cioè la mette sopra alla lotta politica, sopra ai movimenti della cultura, alle conquiste dell’opinione pubblica, alla modifica dei rapporti di forza tra le classi, le persone, le idee. 

Il legalitarismo che ha infettato la sinistra e ha portato all'acclamazione gli uomini difensori del Potere Costituito e che, coerentemente con la loro visione, difendono i funzionari del G8 condannati (sì, sto parlando nuovamente di Ingroia), è l'opposto di una rivoluzione (in)civile: è conservazione!

 

 


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