La Pensione: un diritto calpestato

par Gregorio Scribano
giovedì 15 maggio 2025

Un tema che, oggi più che mai, sembra essere caduto nell’oblio è quello della riforma delle pensioni, un argomento che per anni ha animato il dibattito politico e sociale, suscitando preoccupazione e indignazione tra milioni di cittadini.

Eppure, oggi, si parla sempre meno di pensioni. Il diritto a una pensione giusta ed equa, che riconosca il valore di una vita di lavoro, sembra essersi dissolto nel nulla. La pensione, un diritto conquistato con il sudore della fronte, è oggi trattata come una mera concessione, come una regalia. Ma dove sono finiti gli impegni, le promesse, le parole che ci assicuravano un sistema previdenziale più umano, più giusto? Perché nessuno ne parla più? E soprattutto, perché nessuno si impegna a restituire dignità a chi ha dato tutto per mandare avanti questo Paese?

Oggi l’età pensionabile è stata spostata oltre i 67 anni, e le voci che parlano di un ulteriore allungamento sono sempre più insistenti. In un Paese dove la speranza di vita è in calo, le persone si trovano costrette a lavorare sempre di più, spesso in condizioni di salute precarie, senza vedere il giusto riconoscimento per il loro impegno, nè in termini di stipendio nè tantomeno di pensione.

Non si è mai avuto il coraggio di realizzare una riforma che mettesse al centro l’essere umano, il benessere delle persone, ma solo numeri, bilanci e le necessità di uno Stato che sembra più preoccupato di fare quadrare i conti che di proteggere i propri cittadini.

Oggi, molti pensionati si ritrovano a dover fare i conti con assegni che non sono nemmeno in grado di coprire le necessità quotidiane. Il contrasto è stridente: da un lato, le generazioni precedenti hanno costruito il Paese, facendo sacrifici, pagando le tasse e lavorando in condizioni spesso difficili, mentre dall’altro, le pensioni che ricevono non corrispondono minimamente a quelle che si aspettavano, né tantomeno a quelle che avevano guadagnato. L’assegno previdenziale non è più, come una volta, una somma che ti consente di vivere dignitosamente, ma un supporto che ti costringe a fare i conti con il minimo vitale, a rinunciare alla serenità che, dopo tanti anni di lavoro, dovresti finalmente godere.

Il sistema pensionistico attuale premia sempre meno chi ha lavorato una vita intera. Non tiene conto della reale condizione dei pensionati, ma offre privilegi a chi sta nei palazzi del potere, a chi può continuare a incassare stipendi e pensioni d’oro, lontano dalla fatica e dalla realtà dei cittadini comuni.

Eppure, sarebbe possibile fare qualcosa. Sarebbe possibile, innanzitutto, tornare a una pensione a 65 anni, un’età che rappresenta una tappa ragionevole e giusta. Non si tratta di tornare al passato, ma di ristabilire un equilibrio che tenga conto dei cambiamenti sociali ed economici, ma anche del valore del lavoro e della vita. Non si tratta di fare favori, ma di restituire un diritto. È ora di tornare a considerare la pensione come un diritto acquisito, come una conquista che non può essere messa in discussione ogni volta che il governo ha bisogno di fare cassa.

Un altro tema che nessuno sembra voler affrontare è quello dell’entità dell’assegno previdenziale. Perché, mentre l’inflazione cresce e il costo della vita aumenta, le pensioni non vengono adeguate in modo sufficiente a garantire una vita dignitosa ai pensionati?

Ogni giorno che passa, la distanza tra l’assegno previdenziale e il livello di vita di chi lo percepisce aumenta. La pensione sta diventando sempre più un palliativo, e sempre meno un mezzo per garantire un’esistenza serena. Eppure, ogni anno, il governo trova il modo di aumentare le risorse per altri settori, senza mai pensare a chi ha lavorato per mandare avanti questo. Paese.

Sarebbe giusto e sacrosanto stabilire un sistema che, oltre a prevedere un’adeguata età pensionabile, garantisca anche un assegno che consenta di mantenere una qualità della vita accettabile, senza dover vivere nell’incertezza economica.

Eppure, oggi, di questi temi non si parla più. Le pensioni sembrano essere diventate un tabù, un argomento scomodo che non fa notizia. I partiti, da destra a sinistra, sembrano tutti rassegnati a una situazione che non fa altro che perpetuare l’ingiustizia. Eppure, è un tema che riguarda milioni di persone. Un tema che ha bisogno di essere trattato con urgenza, con attenzione, con umanità. I pensionati, i lavoratori, le generazioni future meritano una risposta chiara, una riforma che restituisca dignità, giustizia e serenità.

Se non si torna a parlare di pensioni, se non si ristabilisce un sistema che metta al centro la persona, non faremo altro che continuare a dare la nostra fiducia a un sistema che non ci ascolta, che non ci protegge, che ci abbandona al nostro destino.

È tempo di svegliarsi. È tempo di riformare le pensioni. È tempo di restituire dignità a chi ha costruito questo Paese, con il lavoro, con il sacrificio, con la speranza di un futuro che non può essere cancellato dalla mancanza di visione e dal silenzio.


Leggi l'articolo completo e i commenti