La Paura, di Orazio Sciortino

par Gianni Urgnani
lunedì 7 dicembre 2015

Tutto prometteva bene, ma il risultato è stato sottotono.

Giovedì 3 dicembre, alle ore 20.30, è andata in scena al teatro Coccia di Novara la prima assoluta dell'opera in un atto "La Paura" di Orazio Sciortino, tratta dall'omonimo racconto di Federico De Roberto. In regia troviamo un grande nome, Simona Marchini, che si occupa da anni di allestire e coordinare opere liriche, ma questo non è bastato a rendere l'esibizione acclatante. La vicenda si svolge in poche ore, in una trincea italiana sul confine austriaco durante la Prima Guerra Mondiale. Inizia con un momento di tranquillità, quando quest'ultima viene squarciata da una raffica di colpi che illuminano a giorno le tenebre della terra di nessuno. La tensione sale, fino all'arrivo di un soldato che porta degli ordini "Si richiede più sorveglianza nelle postazioni di vedetta", è qui che inizia la drammatica successione dei dialoghi che si instaurano tra il tenente Alfani, Blagoj Nacoski (tenore), e i giovani ragazzi, destinati a morte certa per raggiundere delle fantomatiche postazioni di vedetta troppo esposte alla mira dei cecchini austriaci. 

Questa esecuzione è pensata come un'unica arcata formale suddivisa in sezioni, o scene, che si susseguono senza cambiare lo scenario ma il contesto timbrico che delinea un nuovo personaggio, una diversa percezione del destino, della paura. Tutto sembra promettere bene, ma il risultato finale è stato decisamente spento. Per quanto rigurda il protagonista, il tenente Alfani, è risultato sottotono con una qualità timbrica non eccelsa, a contrasto con la migliore esecuzione della serata del giovane tenore Vladimir Reutov, che interpretava un soldato marchigiano di nome Ricci. Gli altri interpreti più evidenti sono: il sergente Borga, lombardo, rappresentato da Tiziano Castro (baritono); il caporale, campano, interpretato da Daniele Cusari; il soldato Caletti, romano; il soldato Maramotti, veneto; il soldato Zocchi, romano; il soldato Gulizia, siciliano e infine il soldato Morana. Tutti adolescenti uomini provenienti da diverse regioni italiane, perchè era così la guerra, univa tutti sotto un'unica bandiera. È stata ottimana l'idea di sottolineare tali diversità facendoli cantare o parlare in diversi dialetti, corrispondenti al luogo di provenienza. Però a questo piccolo lampo di genio si accostano numerosi elementi che non ho gradito, come la musica. Il direttore dell'orchestra "Talenti Musicali" è lo stesso Sciortino. Questi giovani artistini eseguono in maniera impeccabile le varie armonie realizzate per trasmettere la tensione, l'angoscia e la paura che si provavano in quelle gelide, morte e desolate fosse. Però tali melodie marcavano troppo i vari momenti che separavano le diverse sezioni, erano troppo lunghe, troppo intense, per poi arrivare all'ultimo scambio di battute, in cui raggiungiamo il climax senza fornirgli un adeguato suporto musicale e un giusto grado di drammaticità. Invece, quando entra in scena l'ultimo soldato (Morana), ho aprezzatto la composizione musicale realizzata per accompagnare la marcia del "dead man walking", verso Nacoski. Scritta per trasmettere il giusto mezzo tra tensione e terrore, ma soprattutto perchè comprendeva dei rintocchi che alludevano ai suoni delle campane durante i funerali. La scenografia è stata molto esaustiva, perchè era ricca di dettagli che richiamavano l'ambiente povero e stretto delle trincee. Anche se presentava uno sfondo non perfetto, visto che ero incerto sul suo significato, che ho appreso solo dopo la lettura delle note sulla scenografia. Stesso discorso vale sui costumi, repliche molto precise degli indumenti utilizzati dai militari nel 1917. Il mio giudizio finale è appena sufficente pechè nel complesso non mi è piaciuta particolarmente, mi è sembrata un'opera lasciata a metà. Una successione di dialoghi ripetitivi, ossia che avevano lo stesso intento di trasmette l'identico significato, per altro troppi, cinque dialoghi uguali per arrivare all'ultimo che doveva essere il più importante. Ma non lo è stato, perchè non sono riusciti a trasmettere l'enorme drammaticità che si prova vedendo il suicidio di un ragazzo, che compie questo gesto atroce per paura di essere ucciso.Il mio giudizio è lo stesso sufficiente perchè è stata realizzata da un giovanissimo direttore, trattava tematiche molto significative, decorazione ottime ed esecuzione musicale perfetta.


Leggi l'articolo completo e i commenti