La PETA uccide i cani e gatti più deboli del suo centro

par Paolo Monarca
giovedì 21 marzo 2013

La PETA, la nota associazione in difesa dei diritti degli animali, segue una linea di condotta decisamente incongruente: nel suo centro di ricovero a Norfolk, in Virginia, concepito come “orfanotrofio” per cani e gatti senza padrone, durante l'anno passato quasi il 90% dei suoi ospiti a quattro zampe è stato soppresso.

Il Dipartimento dell'Agricoltura e dei Servizi ai Consumatori della Virginia ha infatti reso pubbliche alcune statistiche del 2012 secondo le quali 1647 dei cani e gatti ricoverati nel centro sono stati sottoposti a eutanasia, e solo 19 dati in adozione.

Più esattamente, dei 1110 gatti e dei 733 cani consegnati al rifugio, 1045 gatti e 602 cani sono stati abbattuti.

Justin Wilson, ricercatore del Centro per la Libertà dei Consumatori che ha promosso l'indagine, condanna l'incoerenza dell'associazione: “Il gruppo per i diritti degli animali predica bene e razzola male. Da un lato, va in giro a proclamare il suo programma di liberazione degli animali, dall'altro firma un mandato di morte per più dell'89% degli animali domestici del suo centro. È oltremodo ipocrita”.

Al quotidiano Mail Online un portavoce della PETA fa sapere che non hanno altra scelta che praticare l'eutanasia: “La maggior parte degli animali che accogliamo sono rifiutati dalla società, aggressivi, moribondi, ad ogni modo inadottabili”.

E si difende: “L'obiettivo del Centro per la Libertà dei Consumatori è danneggiare l'immagine di PETA distorcendo la situazione e il numero di animali rifiutati e sofferenti sui quali si pratica l'eutanasia, a causa di ferite, malattie, età, aggressività e altri problemi, perché i loro padroni ne hanno fatto richiesta, o perché non si trova una casa che vada bene per loro”.


Dati simili erano già stati diffusi nel 2011, anno durante il quale addirittura il 95,5% degli animali ricoverati presso il centro era stato soppresso, per l'esattezza 1911 tra cani e gatti, con un ritmo di abbattimento di 37 capi per settimana. Addirittura, sembra che dal 1998 ad oggi nella casa di accoglienza siano stati uccisi 27.751 animali domestici.

Al di là delle giustificazioni con le quali PETA ha argomentato la propria azione di eugenetica, non convince il perbenismo di un'associazione che ha costruito la sua fama su quattro battaglie fondamentali: alla vivisezione, all'allevamento intensivo, all'allevamento di animali da pelliccia e all'uso degli animali nell'industria del divertimento.


Facendosi conoscere soprattutto per le sue campagne contro l'uso delle pellicce, che ingaggiano volti noti dello spettacolo, come con la nota campagna “I'd rather go naked than wear fur” (piuttosto nudo/a che con la pelliccia), PETA sembrerebbe più interessata a acquistare popolarità con propagande di facile presa, più che animata da vero spirito animalista.

 


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