La Merkel affossa l’Europa. E’ tempo che il popolo europeo si muova

par Voltaire
mercoledì 13 giugno 2012

Basta leggere gli editoriali ed i commenti di autorevoli giornali finanziari fuori e dentro l’area Euro, per capire essenzialmente due cose: la prima è che l’Europa vive una crisi profonda mai sperimentata prima la seconda è che questo punto di svolta dovrebbe essere governato dalla leadership tedesca che purtroppo si limita alla salvaguardia esclusiva dei propri interessi nazionali, e alla volontà di esportare il proprio rigore ed il proprio modello di sviluppo anche agli altri partners europei. Una cosa è comunque chiara se alla moneta unica non seguirà un’integrazione politica più efficace capace di organizzare una risposta comune alla deriva in atto, e alle potenziali crisi future il rischio di una disgregazione del nostro continente sarà sempre più prossimo ed elevato.A quale prezzo e quando si giungerà ad una più incisiva governance europea, invocata ormai da tutti gli organi finanziari e politici nazionali e sovranazionali? Non è dato sapersi. Secondo il governo francese, italiano, inglese, spagnolo e greco i tempi sono maturi e parte delle riforme propedeutiche ad un’unione più solida e più attiva sono state portate a termine. Per il governo tedesco invece il traguardo ancora è molto lontano e continua a ripetere come un mantra solamente tre parole: austerity, rigore, risanamento. Per quanto tempo questa situazione potrà andare avanti? E’ giusto che il contribuente modello tedesco non paghi i debiti contratti dai governi poco virtuosi, ma cosa rimarrà dell’Europa se in questo gioco al massacro rimarrà in piedi solamente, la virtuosissima Merkel? E soprattutto cosa rimarrà della Germania, se venisse a mancare un’ingente quota del suo mercato, visto che il 60% delle esportazioni tedesche sono dirette verso quei paesi oggi in difficoltà? Non a caso ieri il Sole 24 ore, ha lanciato un inequivolcabile appello sotto il titolo

Schnell, frau Merkel” (“Presto, signora Merkel”). Il direttore del quotidiano il cui editore di riferimento è Confindustria, Roberto Napilitano, ha chiesto alla Cancelliera di “dare un messaggio forte ai mercati: l’Europa esiste, non salta, punto”, per poi continuare: 

Questo giornale pubblica dal 5 giugno editoriali dei padri fondatori sugli Stati Uniti d’Europa per ricordare a tutti che il prossimo vertice di fine giugno non può essere il venticinquesimo consecutivo in cui non si decide nulla. […] Signora Merkel, così non può andare avanti. Non farà molta strada se continuerà ad essere indifferente alla rabbia dei greci, distante dall’orgoglio ferito degli spagnoli, dalle paure italiane e dalle angosce francesi. Il tempo delle parole è finito, con dieci anni di ritardo, il disegno di integrazione politica va portato a compimento attraverso scelte concrete, immediatamente operative.” Napoletano ne elenca tre, già chieste dall’Economist: garanzia unica per i depositi bancari, accesso diretto delle banche al Fondo europeo di stabilità finanziaria e unificazione dei debiti pubblici europei, il tutto mantenendo distinti gli interessi tra paese e paese.Se vuole che lei e la sua Germania restiate protagonisti in Europa, non ha più tempo da perdere. Batta non uno, ma almeno due o tre colpi, e li batta subito, perché a tutti sia chiaro che gli Stati Uniti d’Europa sono una realtà e l’euro non è più attaccabile.

Lo dicono insigni commentatori, lo affermano autorevoli giornali, lo ha sussurrato Barack Obama, ne parla apertamente la maggior parte dei governi: ci vuole più Europa e bisogna mettere da parte gli egoismi nazionali. Se il governo tedesco continuerà nella sua politica folle e miope di affossamento di ogni vera politica di integrazione, rendendosi colpevole per la terza volta in meno di 100 anni di gettare il nostro continente nel caos è tempo che si muovano le masse popolari. Se migliaia di cittadini greci, portoghesi, spagnoli, italiani, francesi e (perché no?) tedeschi si trovassero a manifestare pacificamente di fronte al Reichstag di Berlino qualcosa forse la otterrebbero. Sarebbe un evento storico e segnerebbe plasticamente la nascita del popolo europeo che essendo presente non vuole più delegare ad altri il proprio futuro. 


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