La Grecia, i greci e tutti noi. Tedeschi compresi

par Daniel di Schuler
mercoledì 15 febbraio 2012

"Se abbiamo un problema, come europei, è proprio questo: sembriamo diventati incapaci di pensare a qualcosa che vada al di là dei nostri personali ed immediati interessi".

Lascio ai tecnici capire quale sia la maniera per arrivare a questo risultato, ma credo che, per mille ragioni pratiche, oltretutto abbastanza evidenti, si debba trovare il modo di aiutare la Grecia ad abbattere il proprio debito.

Credo che Angela Merkel, proprio perché non pare capire queste ragioni, non sia all'altezza dei migliori tra i suoi predecessori; che, pur essendo tra il meno peggio in una generazione europea di orridi politicanti, non abbia la levatura intellettuale e la forza morale di Adenauer, Brandt , Schimdt o dello stesso Kohl. Credo pure che proprio una ragione di carattere morale imponga a chi può di aiutare i paesi in difficoltà: che i giovani greci abbiano lo stesso identico diritto al futuro di cui godono, o dovrebbero godere, i loro coetanei del resto d' Europea.

Credo, insomma, che si debba fare tutto il possibile perché colpe dei padri non ricadano sui figli; un concetto di elementare civiltà che proprio in Germania, se resta un minimo di memoria della propria storia, dovrebbe trovare tutti d'accordo.

Penso anche, d'altra parte, che non vi sia nulla di più pericoloso che dimenticare queste colpe, farle sparire con un rituale assolutorio che non comprenda un esame di coscienza e un ravvedimento. E' quello, per esempio, che abbiamo fatto, come comunità nazionale, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, raccontandoci di essere stati tutti partigiani e scordandoci di essere arrivati ad essere quasi tutti fascisti. Una menzogna di cui, dando un'occhiata a chi siede nel nostro Parlamento, possiamo oggi costatare gli amari frutti.

Un'operazione del tutto simile si sta compiendo a proposito della Grecia: le colpe dello sfascio di quel paese, infatti sono attribuite un po' a tutti, all'Europa, alle banche, alla speculazione internazionale o alla signora Merkel, ma se qualcuno, e si tratta già di una minoranza, arriva a ricordare le responsabilità dei politici greci, nessuno, o quasi, pur essendo la parola democrazia nata proprio nel loro paese, chiama in causa i cittadini greci.

Pare che il gigantesco debito greco si sia generato dal nulla; che non sia dovuto ad una gestione allucinante delle proprie finanze da parte di uno stato che, a fronte di un'evasione fiscale generalizzata, concedeva continui aumenti salariali e prebende di ogni tipo (si è arrivati, pare una barzelletta, al bonus per chi timbrava il cartellino in orario) ai propri dipendenti, dava loro la possibilità di andare in pensione ancora giovanissimi e distribuiva pensioni d’invalidità a chiunque ne richiedesse una.

Nessuno ricorda i fiumi di denaro con cui i politici greci hanno inondato il settore delle costruzioni, specie in occasione delle olimpiadi, facendo contenti imprenditori grandi, cui sono stati aggiudicati appalti a cifre fuori da ogni logica, e piccini, che hanno goduto dei prestiti a fondo perduto concessi a pioggia.

Un esempio solo, per capire il modo irresponsabile in cui è stata gestita la Grecia fino ad ieri. Il ministero della Salute ha creato un ufficio per acquistare direttamente sul mercato i farmaci necessari. Per il primo lotto di forniture, in base ai prezzi pagati nel recente passato, questo ente ha avuto a disposizione 9 milioni 937mila 480 euro; comprando i farmaci in rete ha speso, invece, 616.505 euro, vale a dire solo il 6,2 % della somma stanziata: il resto, fino ad allora, finiva nelle tasche di funzionari e case farmaceutiche. Dei Poggiolini di Grecia.

Come non riconoscere, infatti, da italiani, le similitudini tra quel che è accaduto in Grecia e quel che furono negli anni 80 nel nostro paese.

Come non capire che un simile sistema, esattamente come è stato (e purtroppo ancora è) per il nostro, si regge sulla complicità, sullo scambio di favori, tra politica corrotta e tanti, forse la maggioranza, dispostissimi a corrompere e a lasciarsi corrompere, a barattare il proprio voto per un posto al comune come a pagare una mazzetta per ottenere un appalto.

I populisti di ogni colore possono avere successo solo quando i cittadini rinunciano ad essere tali, o non sono capaci di esserlo, per farsi plebe; quando non si informano adeguatamente, non si chiedono quale sia il bene del paese prima che il proprio e pensano solo al presente, ignorando le conseguenze a lungo termine delle politiche che vedono (perché certe cose si vedono eccome, come succedeva a noi tutti durante il craxismo) mettere in atto.

Se abbiamo un problema, come europei, è proprio questo: sembriamo diventati incapaci di pensare a qualcosa che vada al di là dei nostri personali ed immediati interessi. E’ questa, prima d’ogni altra, la causa del degrado che sta subendo la democrazia in tutti i nostri paesi; del suo trasformasi da politeia, il regime costituzionale dell’ideale aristotelico, in oclocrazia, governo della plebaglia, per usare il termine che Platone introduce nel secondo libro della “Repubblica”, retta da questo o quel demagogo abile nel comprare il consenso.

Parole greche che sono alla base del nostro linguaggio politico; lezioni che dobbiamo ricordare come dovremmo comprendere a fondo quella della Grecia d’oggi.

Spero lo facciano gli stessi greci, che, assegnata ogni colpa ad altri, alle prossime elezioni paiono dispostissimi a votare per Kostas Karamnlis, che ha così bene guidato il paese fino a quando, nel 2009, sono finiti i soldi. Spero lo facciano gli elettori tedeschi quando qualcuno, certo non la pavida signora Merkel, avrà il coraggio di presentare loro il conto delle scelleratezze dei loro soci mediterranei.


Leggi l'articolo completo e i commenti