La Germania si è arricchita a spese degli altri paesi?

par Lionello Ruggieri
mercoledì 20 giugno 2012

La Germania si è arricchita a spese degli altri Paesi. Secondo Renato Brunetta, ministro dell'ultimo governo Berlusconi... 

Renato Brunetta, ex ministro e ex futuro premio Nobel per l’economia, ha scritto martedì su Libero un articolo spiegando che la Germania si è arricchita a spese degli altri Stati UE. Dice che il difetto è nel trattato di Maastricht che ha fissato i famosi parametri del 3% di deficit e 60% di debito. Dice che gli altri Paesi vi arrivarono stremati dallo sforzo. Ma nulla dimostra. Aggiunge che Maastricht per motivi diversi conveniva a tutti, ai forti e ai deboli, e afferma, che i deboli hanno fruito di tassi di interesse più bassi e quelli forti di un cambio monetario con l’euro più vantaggioso. Affermazione vecchia.

L’abbassamento dei tassi, in Italia, fa parte dell’esperienza di tutti noi ed era dovuto al fatto che l’uso dell’euro aveva quasi azzerato l’inflazione. Sul secondo punto va detto che il cambio marco/euro fu fissato a 1 € = 1,95583 marchi. Traducendo quel cambio, nel valore in lire del marco all’epoca (lire 990), si ottiene 1.936,27 lire: esattamente il cambio euro/lira. Dov’è il vantaggio per la Germania?

Un’auto tedesca, in vendita a 20.000 marchi, veniva in Italia, spese a parte, 19.800.000 lire, dopo la nascita dell’euro in Germania e in Italia il prezzo divenne 10.225,83 €: somma pari (al cambio fissato di lire 1936,27) a 10.799.996,54.

Sfidando il ridicolo, si può dire che la Germania otteneva un vantaggio di 3,46 lire ogni 20.000 marchi. Poi l’ex futuro Nobel dice: “La Germania… avvia un percorso di riforme che si riveleranno decisive per la sua crescita nel decennio successivo”. E quindi: “Stati «cicala», come Portogallo, Irlanda, Italia e Spagna… non sfruttano il periodo precedente all’entrata nell’euro,in particolar modo la fine degli anni ’90, per fare le riforme”.

Con queste due frasi l’ex futuro Nobel dimostra: A) che l’arricchimento non è stato frutto di egoistici e ignobili comportamenti della Germania (come sostiene in seguito), ma di saggia capacità gestionale della cosa pubblica e privata; B) che lo scopo dell’articolo e delle sciocchezze economiche sostenute è quello di addossare al governo Prodi ogni inconveniente da euro, liberandone lui, BerlusconiTremonti che aumentavano il debito di 120 miliardi l’anno; C) che gli Stati “cicala“ si trovano nei guai per il loro essere “cicale” e non “formiche”. Del resto è inutile parlare. Va solo evidenziato che, poi, ribadisce che le differenze dipendono dall’aver alcuni fatto le riforme necessarie e l’aver altri sprecato i risparmi sui tassi di interesse. 

Poi l’ex futuro Nobel formula proposte che meritano qualche parola. La prima è la strana pretesa di eurobond. Solo che non li chiede per finanziare sviluppo, garantendo una qualche contropartita. No. La richiesta è di trasferire a tutta l’Europa tutto il debito pubblico delle “cicale” oltre il 60% del PIL. Perché uno Stato che, con sacrifici e preveggenza, ha saputo crearsi una struttura economica salda e sicura dovrebbe accettare una richiesta del genere?
 
La seconda è peggiore, senza essere originale. E’ la richiesta di consentire alla BCE di stampare carta moneta e per assumere la funzione di prestatore. Come per le altre banche centrali: la svizzera, la giapponese e, naturalmente, l’americana. Ma la banca centrale svizzera non stampa, anche se può. Quella giapponese ha portato il Paese ad un debito del 220% del pil e quella americana è sulla stessa strada.
 
In poche parole chiede che la Bce faccia come la Fed. Quando gli serve danaro, il governo emette titoli e la Fed li compra stampando moneta. Tanto varrebbe che la Fed inviasse danaro alla Casa Bianca permettendole così di fare i pagamenti del caso. Fino a che funziona. E’ la politica seguita dall’Italia per decenni, più o meno. Fino a quando Ciampi è dovuto andare da Scalfaro ad avvisarlo che avevamo un piede nella fossa e Giuliano Amato ha dovuto fare il famoso prelievo dello 0,6% dai conti correnti.

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