La Consulta boccia i referendum? Basta il senso della decenza per volere la fine del Porcellum

par Daniel di Schuler
sabato 14 gennaio 2012

"Proprio la presenza di un governo tecnico, completamente assorbito dai temi economici, lascia tempo e modo ai nostri politici di occuparsi della legge elettorale. Non dovrebbe servire una sentenza della Corte Costituzionale per spingerli a farlo e dovrebbero essere superflue le firme di un milione e più d’italiani; è la qualità, ormai pessima, della nostra Democrazia ad esigerlo".

I padri della Repubblica fecero un ottimo lavoro. La nostra Costituzione, contrariamente a tante leggi ordinarie, è scritta in un italiano di cristallina chiarezza, che non ha affatto risentito del trascorrere dei decenni. Questo ci ha indotto, anche in un recente passato, a giocare ai costituzionalisti; a disquisire della legittimità di molte tra le leggi proposte dal precedente Governo per risolvere gli infiniti problemi giudiziari del suo Presidente del Consiglio.

Proprio il comportamento irreprensibile tenuto in quelle occasioni dalla Consulta, dovrebbe indurci ora alla massima cautela nel commentare la decisione che questo organo ha preso ieri, di e dichiarare inammissibili le proposte di referendum per l'abrogazione del Porcellum per il ritorno al Mattarellum. Per certo se i nostri giudici costituzionali sono stati capaci di resistere a pressioni d’ogni tipo, negli ultimi anni, mi pare fuor di luogo accusarli proprio ora, quando si sono espressi su un tema che dovrebbe essere, per sua stessa natura, super partes, di servilismo nei confronti di questo o quel potere.

Non intendo con questo dire che la Corte Costituzionale non possa essere criticata; credo piuttosto che le decisioni dei suoi membri debbano essere giudicate, da chi è in grado di farlo, solo dopo che ne sono state comunicate le motivazioni e solo dal punto di vista del diritto costituzionale, senza prestare la minima attenzione alle più o meno fantasiose ipotesi complottistiche che girano furiosamente per la rete.

Detto questo, e dopo aver scosso la testa alla reazione isterica del sempre più deludente (almeno per me) Antonio Di Pietro, che di questi tempi non perde occasione per dar prova di un populismo tanto becero quanto quello della Lega, va riaffermata la necessità vitale, per salvare la nostra democrazia, di fare piazza pulita dell’esistente legge elettorale.

Il Porcellum, togliendo ai cittadini il diritto di scegliere i propri singoli parlamentari, non solo ha consentito l’elezione della peggior classe politica che la Repubblica abbia mai conosciuto (non parlo solo dal punto di vista morale: basta ricordare le infime qualità intellettuali di tanti degli ex ministri per provare un senso d’angoscia. Abbiamo mandato al governo, letteralmente, dei mentecatti) ma, togliendo ogni reale funzione al Parlamento, ridotto ad assemblea di nominati, ha consegnato tutto il potere nelle mani dei vari capi-partito (non solo Berlusconi e Bossi, padri e padroni dei propri movimenti, ma anche lo stesso di Pietro e la nomenklatura del PD).

Una trasformazione surrettizia delle Repubblica parlamentare, prevista dalla Costituzione, in qualcosa di diverso e infinitamente peggiore. Un esproprio dei diritti dei cittadini che ha reso tanti italiani ancora più scettici nei confronti della politica e che potrebbe spianare la strada all’ennesimo salvatore della Patria; ad un nuovo Unto dal Signore, insofferente, come ormai sembrano esserlo moltissimi, nei confronti degli inutili “ludi democratici”.

E’ uno scenario che solo chi ha scarsa memoria può giudicare improbabile, specie se dovesse aggravarsi la congiuntura economica; una eventualità che solo il successo degli sforzi di Mario Monti, con buona pace di chi strilla al “regime dei tecnici”, può scongiurare. Proprio la presenza di un governo tecnico, completamente assorbito dai temi economici, lascia tempo e modo, ai nostri politici, di occuparsi della legge elettorale.

Non dovrebbe servire una sentenza della Corte Costituzionale per spingerli a farlo e dovrebbero essere superflue le firme di un milione e più d’italiani; è la qualità, ormai pessima, della nostra Democrazia ad esigerlo. Vi sono molte ipotesi su come superare il Porcellum. Io credo che qualunque sia il sistema prescelto, non si possa parlare di una Democrazia compiuta, se non è permesso a tutti i cittadini di esprimersi sui nomi dei candidati presentati dai propri partiti.

Poco importa che questi siano uno, dieci o cento; che si possa o no esprimere una preferenza su di loro, una volta che questi sono stati messi in lista. E’ fondamentale che ogni cittadino sappia di poter davvero partecipare attivamente alle elezioni; di potere realmente, senza dover ottenere l’approvazione di un segretario o di una direzione di partito, aspirare ad essere parlamentare.

Ritengo, quindi, qualunque sia la legge elettorale, che solo dei partiti che organizzino delle Primarie in ogni collegio, meritino di essere considerati davvero democratici. E’ un idea che so essere anche di alcuni esponenti del PD ( mi viene in mente il nome di Civati) e che restituirebbe alla politica il suo senso compiuto e ai parlamentai la pienezza della propria dignità: sarebbero, uno per uno, loro proprio loro, per i propri esclusivi meriti, eletti dal popolo.

Un sogno che difficilmente si realizzerà (certo che il PD potrebbe perlomeno provarci) e che, comunque, non sarebbe la panacea dei mali della Democrazia italiana. Nessuna legge può escludere l’elezione di mafiosi o semi- deficienti; devono essere i cittadini a rifiutarsi di votare per figuri che, qualunque sia la scusante ideologica, sanno essere indegni di rappresentarli.

Serve, da parte di tutti, perlomeno un ritorno alla decenza.


Leggi l'articolo completo e i commenti