La Cina censura per internet. Arriva Green Dam

par Vincenzo
mercoledì 10 giugno 2009

Il governo cinese ha chiesto ai produttori di personal computer di introdurre nei terminali, a partire dal primo luglio, un software che bloccherà tutti i siti scomodi al governo.

Lo rivela una notizia, pubblicata dal quotidiano Wall Street Journal, confermata dalla “Jinhui”, l’impresa produttrice del software. Un portavoce della azienda ha dichiarato che la multinazionale sta lavorando insieme al governo cinese per valutare il miglior modo di affrontare il problema. Il software prenderà il nome di “Green Dam”. Secondo operatori dell’industria informatica esso rende più lenti e macchinosi i sistemi operativi ed aumenta il pericolo che i personal computer vengano attaccati dagli "hackers". Dal canto suo il proprietario della ditta produttrice ha affermato che servirà solamente a bloccare i siti pornografici, in quanto molti genitori hanno timore che i propri figli, durante le vacanze estive, si rechino sui siti proibiti ai minorenni.

 
Secondo Zhang si tratta di un optional: cioè i consumatori potranno spegnere o accendere il software nell’assoluta libertà, anche se una circolare del ministero dell’Industria e della Tecnologia Informatica afferma che i produttori del “Green Dam” dovranno comunicare al governo quanti computer hanno venduto precisando il tipo di software istallato.


Il "Green Dam" è stato già incorporato in alcune decine di milioni di personal computer venduti da imprese locali come la Lenovo e la Haiher nelle province cinesi. Inoltre, è stato introdotto nei computer delle scuole e degli Internet Café cinesi. L’ introduzione del software in tutti i computer venduti in Cina darebbe al governo cinese un potere di controllo senza precedenti sui contenuti della rete. In Cina la censura su Internet è già forte grazie al Great Firewall, un sistema di rilevamento di siti sgraditi, che vengono automaticamente bloccati.

Finora ne hanno fatto le spese quelli che simpatizzano con gli esuli tibetani e con i dissidenti, ma anche il popolare sito per lo scambio di video "Youtube"che in Cina non è accessibile da tre mesi.

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