La Cedu alla Grecia: “Unioni civili anche per i gay, altrimenti si viola Convenzione”
par UAAR - A ragion veduta
sabato 9 novembre 2013
Anche le coppie omosessuali hanno il diritto di essere riconosciute, se c’è una legge che consente le unioni civili. È questa la sentenza importantissima che arriva dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, sul caso Vallianatos e altri contro la Grecia. La Cedu ha stabilito che il paese ellenico viola la Convenzione europea: una decisione approvata da 16 giudici della Grande Chambre tranne uno, Paulo Pinto de Albuquerque, non a caso docente presso un’università cattolica portoghese.
Nel 2008 in Grecia sono state approvate le unioni civili, limitate però agli eterosessuali. Per questo motivo diverse coppie gay hanno avviato una battaglia legale contro una discriminazione escludente. Un primo contenzioso è stato avviato da Grigoris Vallianatos, da cui ha preso il nome la causa, e il compagno Nikolaos Mylonas, e un altro da sei cittadini greci e l’associazione Synthessi, che fornisce supporto psicologico a gay e lesbiche. Nel 2009 si è arrivati alla Cedu e nel 2012 fino all’ultima istanza, quella della Grande Chambre. Ora la Grecia è stata condannata per violazione dell’articolo 14 della convenzione (divieto di discriminazione) e dell’articolo 8 (diritto al rispetto della vita privata e famigliare), nonché a pagare dei risarcimenti.
I giudici fanno notare che le coppie omosessuali sono capaci di “impegnarsi in relazioni stabili” quanto quelle etero, hanno le “stesse necessità in termini di mutuo supporto e assistenza” e sono sullo stesso piano per quanto riguarda il “bisogno di riconoscimento legale e la protezione”. ”L’obiettivo di proteggere la famiglia in senso tradizionale”, aggiunge la Corte, è “abbastanza astratto” e che per farlo si può mettere in campo “un’ampia varietà di misure concrete”. Allo stesso modo, sostenere che le unioni civili servano a tutelare i bambini nati fuori dai matrimoni non giustifica l’esclusione degli omosessuali da questo istituto.
Nei 19 paesi in cui esistono leggi che tutelano le coppie di fatto, solo in Grecia e Lituania vengono escluse quelle omosessuali. Ma nonostante gli approcci differenti tra i paesi europei il trend, come ammesso dalla stessa Corte, si va verso un riconoscimento delle coppie gay, che sia il matrimonio o la partnership. Anche su questo l’Italia rimane fanalino di coda, soprattutto a causa dell’opposizione della Chiesa cattolica contro Pacs, Dico e nozze gay nel corso degli anni. Solo da qualche mese si sta muovendo qualcosa in Parlamento. Ma sono segnali troppo timidi. Il pronunciamento europeo può costituire il propellente per un’approvazione dei diritti delle coppie conviventi, etero o gay che siano. In fondo, dalla vicenda emerge come la Grecia, condannata dalla Corte che tutela i diritti umani, è comunque più avanti dell’Italia. Perché a differenza di noi una legge quantomeno parziale ce l’ha.