L’ultima puntata del caso Berlusconi

par antonio cianci 251039
mercoledì 15 maggio 2013

 

Quest'ultima puntata del caso Berlusconi suggerisce qualche riflessione.

È possibile che il Paese debba essere tenuto in ostaggio, da quasi vent’anni, sul piano politico e quindi anche economico e sociale, da un signore che ha esercitato o bloccato qualsiasi azione politica di riforma che non giovasse ai suoi interessi squisitamente personali, che si è circondato perciò di una corte dei miracoli, ovvero di persone che per un seggio in parlamento sono disposte ad esaudire qualunque desiderio di questo padrone?

È possibile che la magistratura, la più delicata ed austera delle istituzioni democratiche in tutti i paesi del mondo, non riesca ad esercitare la delicata giurisdizione affidatale, senza cadere nella fuga di notizie, nella esposizione mediatica delle interviste, talvolta inopportune e controproducenti, osservando invece un religioso silenzio, e perseguendo il suo fine, che è quello di far giustizia per tutti senza guardare in faccia a nessuno, e parlando solo con le sentenze?

E la stampa? Possibile che la stampa tutta, ma specialmente giornali come Repubblica ed Il Fatto Quotidiano non riescano a stare un giorno senza parlare dei processi berlusconiani, con quell’accanimento che ne ha fatto un martire perseguitato da tutti, un santo a cui, fra poco, dovremo votarci, a cui dovremo essere grati, se non chiedere grazie? Non credono i responsabili dei giornali che se dopo i primi anni avessero preso ad ignorare le lamentele e le ricorrenti sceneggiate di quell’abile istrione, forse non avrebbe ora il credito ed il seguito che ancora lo accompagna?

Possibile che nessuno possa o voglia far niente, per arginare questo spettacolo tragicomico che si ripete ogni qual volta scatta un procedimento a carico di un personaggio, che si sente, unico nella storia d’Italia, al di sopra della legge?

Mettetelo a paragone con Andreotti. Criticato, attaccato, processato fuori e nell’ambito politico, mai rispose ad una provocazione, mai querelò chicchessia, mai una parola sui giudici, mai commentò una sentenza, anzi si fece processare assistendo ai processi in prima persona. Dov’è l’uomo di statura e dove il nano circondato da ballerine?

È giunto il momento di fare assoluto silenzio e stendere un velo pietoso su queste vicende, che riguardano un solo individuo, e non gli annosi e gravi problemi del Paese


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