L’ostruzionismo parlamentare e la scarsa memoria storica di chi lo critica

par alessandro tantussi
venerdì 26 luglio 2013

Lungi da me l’esser tacciato di Grillismo, ma in un parlamento come quello attuale, assopitosi nel soporifero abbraccio tra due schieramenti opposti che hanno monopolizzato la maggioranza, il ricorso all’ostruzionismo merita, quanto meno, il rispetto di coloro che ancora aspirino a definirsi democratici.

Gli elettori del PD (ma anche quelli del PDL e di Scelta civica) si scandalizzano per l’ostruzionismo praticato in parlamento e per gli emendamenti presentati dal M5S.

I limiti dell'esercizio del diritto di opposizione sono definiti nei regolamenti parlamentari, ma i regolamenti parlamentari sono previsti nella Costituzione e il diritto di libera espressione, la tutela delle minoranze e cose del genere sono garantite dalla Costituzione. Nel parlamento della democratica Inghilterra (dalla quale abbiamo ricavato molte il fenomeno viene indicato con un nome pittoresco: filibustering, cioè comportamento da filibustiere, da corsaro ma anche riconosciuto come un esercizio di democrazia ed uno tra i pochi strumenti che consentono di rendere visibili le proposte alternative più qualificate delle opposizioni.

L'ostruzionismo parlamentare, antico quanto le assemblee, si manifestò, con caratteristiche simili a quelle odierne, in Europa alla fine del sec. XVIII alla Camera dei Comuni inglese; al Congresso americano apparve la prima volta nel 1841.

Nel parlamento repubblicano del dopoguerra quasi tutti i partiti hanno fatto uso dell'ostruzionismo, in forme ben più estreme con i famosi discorsi “fiume”, a cominciare dal PCI con Togliatti, nel 1949, per la dura opposizione contro la Nato. Nel corso della terribile settimana dal 12 al 18 marzo, in cui si discusse sulla adesione dell’Italia al Patto Atlantico, l’ostruzionismo dei partiti Comunista e Socialista fu praticato in vari modi e vennero programmati 170 discorsi di deputati nella sola seduta-fiume durata dal pomeriggio di mercoledì 16 fino alla tarda sera di venerdì 18, dopo 51 ore filate. "Via l'Italia dalla Nato, via la Nato dall'Italia" era lo slogan. La Nato che poi fu riconosciuta da tutte le sigle in cui si è trasformato il PCI.

Un posto di rilievo nella storia dell’ostruzionismo se lo meritò Giorgio Almirante che riuscì a parlare a “braccio” per 11 ore filate. Ma il primo posto tra i maratoneti dell'ostruzionismo spetta a tale Enzo Capalozza eletto nelle fila del PCI, che si opponeva alla cosiddetta "legge truffa", definita così perche attribuiva un modesto premio di maggioranza del 15% a chi raggiungesse il 50% dei voti.

Oggi il PD alla camera dispone della maggioranza assoluta grazie ad una legge che non prevede soglia minima per avere tale eccezionale beneficio in termini di seggi. Così va il mondo e Sic transit gloria mundi.

In queste condizioni reputo ancor più comprensibile l’ostruzionismo, che viene spesso riconosciuto come metodo di difesa delle minoranze parlamentari, oggettivamente compresse dalle “larghe intese”. Tra le altre cose il diritto all'ostruzionismo, dopo gli eccessi del passato, è stato regolamentato, limitando il tempo degli interventi (se non sbaglio) a 45 minuti.

Sono tutt'altro che simpatizzante del M5S ma alcuni commenti sono viziati da scarsa memoria storica delle proprie origini e scarso rispetto del diritto di opposizione. Il che fa pensare che non siano cambiate molto le cose rispetto a quando l'attuale PD si chiamava PCI. Il tour de force dei parlamentari grillini merita dunque il nostro rispetto, se non nella sostanza delle proposte, quantomeno nel metodo e nell’impegno profuso.

 

Foto: Lupi/Flick


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