L’orgia del potere

par Factotum
martedì 26 maggio 2009

La locuzione “orgia del potere” non è stata, nella storia, solo una metafora.

Metafora e realtà sono andate spesso a braccetto, soprattutto nei periodi più bui della storia.

Dai tempi degli imperatori romani del basso impero (tra i quali non mancavano i pederasti) a quelli dei più abietti tra i “papa re”, come il sulfureo Rodrigo Borgia (Alessandro VI) coi suoi baccanali nelle sacre stanze descritti dal Burckard, per finire al Mussolini che nella Sala del Mappamondo di palazzo Venezia riceveva le sue amanti, il Palazzo si è spesso trasformato in un sordido lupanare.
 
Se c’è un elemento, dunque, che più di altri (ad esempio le critiche al Parlamento ed ai parlamentari di Berlusconi), dà l’idea di un regime in fieri è proprio quello di un capo che, inebriato da tanto potere e da tanto consenso, si sente ormai libero di dar sfogo persino alle sue smanie da vecchio sporcaccione, proprio come un “imperatore “ romano della decadenza (citazione letterale d’una moglie che non vuole passare per una complice Messalina), con le squallide barzellette da trivio, le veline candidate al parlamento europeo o raccomandate alla RAI, le galanterie piene di doppi sensi alle “sue” ministre (ma qualcuno sospetta che non si sia fermato a quelle), le feste in Sardegna affollate di minorenni (le Noemi di turno), il Tigellino-Fede che corre a mostrargli i “book” delle aspiranti cortigiane e tutto il resto….

Manca solo che il poeta di corte, il ministro Bondi, gli reciti i suoi carmi al suono della cetra come ai tempi di Nerone, mentre la “plebe” - per la quale vocaboli come responsabilità, serietà, coscienziosità, arricchimento interiore e culturale sono ormai sconosciuti - è ridotta allo stato brado di inerte e persino divertita spettatrice.
 
Chissà se un dì lontano, consumato fino in fondo questo ciclo storico di decadenza che oggi appare irreversibile, i nostri posteri vedranno finalmente l’alba d’un nuovo rinascimento.


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