L’onda lunga del conflitto di interessi

par Matteo RadioBozen
mercoledì 13 ottobre 2010

In questo mio breve nonché primo contributo ad AgoraVox, vorrei segnalarvi un passaggio “politico” e “culturale” molto interessante. La deputata del Pdl Chiara Moroni ha dichiarato, pochi giorni fa ad Annozero, una cosa che mi è sembrata molto interessante, anche se credo che non tutti ne abbiano colto le “ultime conseguenze”. La parlamentare sostiene che “il conflitto di interessi è connaturato a quella che noi oggi chiamiamo l’anomalia berlusconiana del dopo tangentopoli, però la differenza, e la novità, sta nel fatto che, quando il conflitto di interessi è governato con ragionevolezza, è connaturato all’anomalia berlusconiana. Quando il conflitto di interessi e, i mezzi che generano il conflitto di interessi, vengono utilizzati come strumento offensivo per gettare discredito su un avversario politico, allora questo cambia completamente la natura del conflitto di interessi […]”

In questa breve affermazione della parlamentare si può cogliere una buona analisi politica dell’attuale situazione del Presidente della Camera Fini che, fino a quando era rimasto “fedele” al Presidente del Consiglio non aveva incontrato alcun problema a proposito dei “mezzi che generano il conflitto di interessi”, mentre appena ha cercato di distanziarsi da alcune azioni politiche praticate dal partito e dal suo leader ha dovuto subire il cosiddetto “metodo Boffo” - meglio noto come “dossieraggio” - e si è trovato costretto a confrontarsi con la forza di impatto politico-sociale che tale conflitto comporta.

Ovviamente molte persone per niente inclini a votare Berlusconi si sono sentite solidali nei confronti del Presidente della Camera, che per molti è come se fosse diventato da allora “un uomo di sinistra” (questo però, comporterebbe che Berlusconi rappresentasse il baricentro della nostra Repubblica, cosa che, politologicamente parlando, non è da escludere). Ciononostante sarebbe oltremodo opportuno ricordare un po’ meglio cosa sia avvenuto precedentemente in Italia, soprattutto per quanto riguarda il conflitto di interessi di Silvio Berlusconi.

Il centrosinistra aveva tentato, attraverso D’Alema  (ma comunque in ritardo, dato che Berlusconi era già stato eletto per ben due volte Presidente del Consiglio) di proporre una legge sul conflitto di interessi; quest’ultima prevedeva la non eleggibilità per qualsivoglia candidato che fosse anche titolare di concessioni pubbliche (come le televisioni appunto), tutto ciò facendo riferimento ad una legge del 1957 (D.P.R. 30 marzo 1957, n. 361).

Alcune delle persone che hanno sostenuto Berlusconi fino a poco tempo fa si erano espressamente e nettamente dichiarate contrarie a questo tentativo della sinistra (o delle sinistre che dir si voglia) di dichiarare legalmente ineleggibile Berlusconi (oltre a vari esponenti dell’allora coalizione di sinistra dell’Ulivo). Peccato che il “gaullismo” degli ex-missini abbia portato loro male 15 anni dopo, dato che ora si trovano a dover subire quello che prima delineavano come accettabile e non sufficiente a dichiarare la non eleggibilità del Cavaliere.

Purtroppo tutto il panorama politico, ma non solo, deve ora fare i conti con ciò che molti hanno da sempre affermato, cioè che il potere mediatico in sé (anche se delegato ad un familiare), quindi non solo la proprietà di una azienda, è profondamente incompatibile con una carica pubblica di rilievo. È stata anche promossa una raccolta firme in data 28 settembre per pretendere l’applicazione della legge sopra citata. Intanto si attendono, e credo lo facciano in molti, risposte più serie, chiare e convincenti da parte delle forze di opposizione finalizzate a impedire la rielezione di un individuo che ha dimostrato svariate volte di non agire negli interessi del Paese e della collettività.

Potete inoltre trovare alcune informazioni sulla prospettiva costituzionale del conflitto di interessi su: http://www.associazionedeicostituzi...


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