L’ombra di Berlusconi sul dramma carcerario italiano

par paolo
mercoledì 9 ottobre 2013

Non solo non è finita la storia politica di Silvio Berlusconi ma la sua vicenda giudiziaria personale riesce ad inquinare le scelte di civiltà di questo paese anche dopo la sua probabile decadenza da senatore. Il cavaliere oscuro aleggia perennemente su tutte le vicende nostrane, drogando con la sua anomalia politica e giudiziaria le scelte e la convivenza civile di questo sfortunato paese.

Diciamo subito in premessa che la situazione carceraria italiana è tremenda, insopportabile per chiunque abbia un minimo senso civile e di rispetto per la dignità umana. Affrontare una analisi della situazione carceraria italiana significa addentrarsi in un inferno dantesco, dove la pena primaria non è la doverosa limitazione della libertà che deve subire chi delinque, ma il luogo stesso di detenzione. I dossier sulla situazione carceraria italiana si sprecano, sono decenni che i partiti politici promettono di affrontare radicalmente il problema che ci espone a pesanti critiche e sanzioni da parte dell'Unione Europea, naturalmente sono rimaste tutte lettera morta.

Il Partito Radicale ne ha fatto una storica battaglia di civiltà nei propri quesiti referendari, denunciando le condizioni disumane in cui è costretta la popolazione carceraria su tutto il territorio nazionale. Una popolazione carceraria cresciuta dell'80% negli ultimi anni a fronte di spazi e strutture rimaste sostanzialmente invariate. L'elenco degli isitituti di pena e delle loro manchevolezze è un autentico bollettino di guerra, a Poggioreale a fronte di 1300 posti i detenuti sono 2.200, la maggioranza stranieri. Regina Coeli e San Vittore sono strutture ottocentesche decadenti e dove si è intervenuti lo si è fatto con palliativi che hanno peggiorato la situazione; ad Asti, carcere costruito nel 1990 manca l'alacciamento alla rete idrica e l'acqua molto calcarea viene prelevata da pozzi artesiani che danneggiano caldaie e tubazioni, a Catania invece l'acqua manca proprio del tutto.

Quasi ovunque bagni e cucina sono nello stesso locale, spesso divisi da un muricciolo di un metro, zanzare e umidità su muri fatiscenti, personale di sorveglianza e medico infermieristico largamente insufficiente con forte pregiudizio soprattutto in presenza di detenuti tossicodipendenti con altissima frequenza di sieropositivi, molti di loro con AIDS conclamato ecc. Insomma un quadro complessivo disarmante e che ci colloca fuori del consesso civile non solo europeo ma mondiale. Per dirla in sintesi: una vergogna mondiale!

Fatta la doverosa premessa vediamo come si è pensato di risolvere il problema. Semplice, stabilendo nuove norme sull'ordinamento penitenziario che garantiscano che "il trattamento penitenziario sia conforme ad umanità e deve assicurare il rispetto della dignità della persona" (art. 1 comma 1). Bello, eh? Visto come suona bene? Peccato che è rimasto totalmente disatteso.

Viene spontanea una obiezione di buon senso. Ma invece di fare proclami regolarmente disattesi non sarebbe opportuno avviare un piano di costruzione di nuove carceri, oltretutto dando una boccata d'ossigeno all'asfittica situazione dell'edilizia?

Sbagliato, la soluzione c'è ed è una sola: diminuire il sovraffolamento semplicemnte mettendo in libertà parte della popolazione carceraria.

Come? Ma con l'indulto e l'amnistia naturalmente. Metodo facile e pratico che però ha un piccolo inconveniente che sfugge ai nostri politici, ovvero che la gran parte di questi "esodati carcerari" in tempi brevissimi torna di nuovo a delinquere e devono pertanto essere riportati nelle patrie galere. Dopo pochi mesi la situazione torna ad essere esplosiva esattamente come prima. Oltretutto gli istituti giuridici che regolano indulto ed amnistia si applicano su condanne per i cosidetti "reati minori ", tipo furti, borseggi, danneggiamenti ecc.. Che sono proprio quelli che avvelenano la vita di tutti i giorni dei cittadini normali e che non toccano assolutamente le vite "blindate " dei nostri superprotetti politici.

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, reduce da una visita a Poggioreale con tanto di caffè offerto da un detenuto, prende di petto la situazione ed indirizza un accorato messaggio al Parlamento. "Ugente far cessare il sovraffolamento". Subito Letta di rimando : "Da governo massimo impegno". Ma come? Ma con indulto ed amnistia naturalmente, e che diamine!

A questi punti spunta il fantasma dell'uomo di Arcore. Vuoi vedere che dopo la conversione ad "U" dell'illustre pregiudicato, peraltro obtorto collo, sul voto di fiducia al governo, per quanto teoricamente ininfluente visto lo "strappo" di Alfano e compagni, sottobanco è nata una intesa per garantire lunga vita al governo Letta in cambio di un via d'uscita per Silvio Berlusconi?

A pensar male si fa peccato però è indubbio che la tempistica è alquanto sospetta, visto che sono quasi 23 anni che non si applica l'amnistia. Giorgio Napolitano, sul quale di recente sono state fatte pesanti insinuazioni in merito a compromettenti intercettazioni poi opportunamente "stoppate" per interessi superiori, è al suo secondo mandato, quindi sono diversi annetti che svolge il suo altissimo incarico istituzionale. Come mai questo tardivo ed improvviso sussulto umanitario?

Probabilmente è una supposizione infondata, certamente le insinuazioni di M5S, che domani proporrà una interrogazione nel merito, e Lega sono degne della dura replica di Giorgio Napolitano: "Chi lo dice se ne frega del Paese ", parole espresse con "vibrante" indignazione da parte del Presidente.

Ma in questo nebuloso paese basta la parola di un Presidente della Repubblica?

 

Foto: Marco/Flickr

 


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