L’intervista a Berlusconi: tedeschi... che teneri

par L’89
sabato 23 ottobre 2010

No, solo per far notare un paio di cose nell’intervista della Frankfurter Allgemeine Zeitung al nostro premier, che a non leggere l’originale sfuggono. Uno, il modo goffo e male avvertito col quale il caro Cav s’è inoltrato nei dedali della politica internazionale, alle domande degli ingenui giornalisti tedeschi sul Trattato di Lisbona, sulla finanza mondiale, sull’Europa in generale, sull’Iran, sul rapporto Italia-Germania (peraltro ha colto l’occasione per spiegare ancora che quella volta al telefono stava sbrogliando la pratica Erdogan). Slalom nei nulla.

Numeri due e tre: il figurone che avrà fatto nell’elogiare Putin come manna per madre Russia; l’aver addossato le ragioni delle secche economiche interne agli esecutivi del “compromesso storico appoggiati dal Partito Comunista“. Quattro: l’aver giurato che lui con Mediaset non c’entra, è roba dei suoi figli. Ma non solo.

Poi vabè, i giornali ci stanno raccontando soprattutto delle candide ammissioni sulla giustizia, ma quella è colpa dei tedeschi: cosa vai a chiedergli conto dei processi o delle leggi ad personam? Con quali sperazne pretendi di domandargli se ha intenzioni di non ricandidarsi per un altro mandato? Ah, tedeschi. Che teneri.


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