L’intervento in Siria e il silenzio di Israele

par Fabio Della Pergola
mercoledì 11 settembre 2013

Il gas usato in Siria non allarmava la comunità internazionale per la gravità dell’orrore imposto alla popolazione siriana. L’ipocrisia ha un limite, una sua “linea rossa”, che è stata superata anche in questa occasione.

 

Della popolazione siriana non importava un bel niente a nessuno. Se ci sono stati 100mila morti ammazzati da pallottole, bombe, mitraglie o coltelli nella più totale, agghiacciante, impressionante e repellente indifferenza di tutti, a est come a ovest, nel nord come nel sud del mondo, non è l’uso del gas, e i mille morti in più a causa di questo mezzo, a far diventare la guerra siriana improvvisamente insopportabile, uno sdegno per l’umanità; perché già lo era, anche se tutti facevano finta di niente.

Ebbene, nella verve pacifista ritrovata, nei digiuni papali che tanti hanno seguito emozionati ed entusiasti, ci si scorda di questo piccolo particolare che la guerra, in Siria, c’era già. Ce lo ricorda - con durezza - il giornalista siriano Shady Hamadi sulle pagine del Corriere : “per due anni e mezzo, in Siria la gente è morta uccisa dalle armi convenzionali nella più bieca indifferenza”.

Ma “... i pacifisti che hanno latitato per due anni e mezzo, riemergono dalle acque della loro indifferenza e si “scoprono” indignati per degli aerei americani che potrebbero bombardare la Siria” - scrive ancora Hamadi - “eppure, mentre scrivo queste righe, gli unici aerei che bombardano la Siria, da oltre 800 giorni, sono quelli siriani! Questi aerei, però, non sembrano indignare il movimento pacifista, né le bombe sganciate da questi aerei...”

Non c’era un Papa (almeno uno) due anni e mezzo fa? Non c’era l’ONU? Non c’era una sinistra pacifista? Non c’era il movimento delle bandiere con l’arcobaleno? Non c’erano gli indignati di ogni colore? Non c’era qualcuno pronto a partire per la Siria? Un convoglio, un drappello di umanitari? Una piccola flotta pronta a salpare per rompere l’assedio imposto da Assad alla gente di Aleppo o di Homs? Manifestanti a bruciare bandiere davanti al consolato siriano? O, al contrario, se preferite, a manifestare davanti alla moschea dove predicava un imam favorevole ai ribelli o all'ambasciata dell'Arabia Saudita? Non era prevista una missione di caschi blu?

Non c’era niente, non c’è mai stato niente.

La “linea rossa” di obamiana memoria non serviva quindi a preservare la popolazione siriana, che ha avuto mille altri modi per morire, ma aveva un unico scopo: dire a chiare lettere che non poteva essere usato uno strumento di morte che incute timore alle popolazioni ed ai governi che stanno al di là dei confini, non ai siriani che hanno ben altri motivi di timore e di orrore.

È al di là dei confini che si temono i gas, perché se a usarli sono state le forze governative a tremare sono le monarchie del Golfo, la Giordania, la Turchia, certi ambiti del Libano; oltre a Israele. Se invece sono stati i ribelli ad averli e a usarli il terrore corre sul filo dei territori libanesi controllati da Hezbollah e magari in Iran; oltre che in Israele.

Non è stato previsto quindi un intervento “umanitario” atto a salvaguardare la popolazione siriana dai gas (usati da questi o da quelli), ma lasciando sia a questi che a quelli il diritto di ammazzare a più non posso, con mezzi “tradizionali”; quello che abbiamo sentito è stato l’avvertimento - ben chiaro, secondo l'antica logica delle cannoniere - che era arrivato il momento di una chiarificazione.

Chiarificazione che tutti (non a caso poi sono stati “tutti”, siriani, americani, russi, iraniani, turchi, inglesi, francesi, ONU eccetera, a trovare l’accordo) hanno accettato per arrivare a togliere i gas dal ventaglio delle opzioni possibili.

O per disinnescare il pericolo che qualcuno lanciasse uno strike preventivo per eliminare il rischio gas dal ventaglio delle opzioni possibili.

Non sono molti a poter tentare uno strike, un attacco preventivo su un paese come la Siria e la cosa poteva facilmente avvitarsi in un botta e risposta di gravità crescente. E incontrollabile.

La minaccia di Obama non sembra essere stata dunque, alla luce di questa interpretazione, una "vera" minaccia di intervento - tanto altisonante quanto impotente - ma il campanello d’allarme fatto suonare nelle orecchie di una comunità internazionale che si stava divertendo a soffiare sul fuoco per vedere quale pedina sarebbe finita fuori gioco sulla scacchiera siriana. Il campanellino di fine ricreazione suonato dal presidente americano agli arabi sunniti, agli iraniani sciiti, ai neo ottomani e alle “primavere” di ogni tinta. Agli alleati e agli oppositori.

Perché a Washington lo strano silenzio di Israele sulla guerra civile siriana deve essere stato interpretato come un segnale di allarme.

Allarme che diceva, attraverso i soliti canali privilegiati, che laggiù in Medio Oriente qualcuno non si divertiva più, per niente. Qualcuno che non ha mai avuto particolari interessi a promuovere la ribellione e a far vacillare un regime, nemico ma immobile da decenni, né a difendere il regime affossando a priori qualsiasi possibilità che a Damasco si insediasse un governo meno “nemico”. Qualcuno che, da spettatore più o meno attendista - per quanto accusato come al solito di manovrare da “dietro” sia la ribellione che i lealisti - al primo sentore di gas ha iniziato a mordere il freno.

Perché quando si muovono armi troppo pericolose smette di parlare, urlare, minacciare, mostrare i muscoli. Sta zitto e poi colpisce. L’ha sempre fatto: nella guerra dei Sei Giorni, con i reattori nucleari in costruzione in Iraq e, più recentemente, in Siria. Con i missili in viaggio verso Hezbollah e su siti siriani dalle finalità per noi oscure. Tace e colpisce. Colpisce e distrugge quello che sente come un grave pericolo reale per se stesso.

Il silenzio israeliano deve essere suonato come una sirena d’allarme a Washington, che si è affrettata a muoversi, a muovere le armi e a muovere i diplomatici. E lo stesso allarme deve essere arrivato a Mosca e perfino a Teheran, che si è affrettata a fare dei sorprendenti e gentili auguri di “buon anno” agli ebrei, abbassando di colpo i toni di una polemica più che trentennale (e anche questo deve essere suonato come un avvertimento ai governanti siriani da cui l'Iran ha recentemente preso le distanze).

Il silenzio ha parlato, evidentemente, ed è suonata la fine della ricreazione. Forse Obama non ha minacciato davvero di intervenire in Siria con un intervento "umanitario"; forse ha solo spaventato tutti dicendo di non riuscire più a tenere fermo il suo alleato mediorientale a cui quei gas dovevano essere sembrati troppo pericolosi.

Quindi niente gas, tutti d'accordo. Che i siriani si ammazzino pure con gli strumenti più normali; l’hanno fatto per due anni e mezzo e a nessuno ne è importato niente. Perfino i Papi mangiavano tranquilli. E i pacifisti dormivano il sonno dei giusti. Perché disturbarli?

Foto: Freedom House/Flickr


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