L’indigesto pensiero degli anticlericali
par Fabio Della Pergola
giovedì 3 novembre 2011
“Bersani e i suoi alleati ci accusano di collaborazionismo con gli avversari, ma questo non è assolutamente vero. In realtà vogliono farci fuori per cercare attraverso l'Udc l’appoggio delle gerarchie ecclesiastiche, proposito incompatibile con i valori di cui siamo portatori». Lo ha detto lunedì il radicale Mario Staderini aprendo il congresso del suo partito.
Sono poche righe apparse su l’Unità del 30 ottobre, che confermano quanto ipotizzato, detto e scritto fin dal giorno dell’infausto tentativo di far mancare la fiducia al governo. Infausto perché fallito, e Berlusconi è ancora lì a fare danni (evidenziati dalla costante impennata dello spread con i titoli tedeschi) tali che ci vorranno anni per rimediare; e infausto perché ha segnato – con la falsa accusa ai radicali di essere “collaborazionisti” e sodali con il nemico – la sostanziale espulsione della componente radicale dall’ambito della sinistra.
“Viene allo scoperto quello che già da tempo è stato deciso in qualche stanza chiusa del Pd – ha affermato Emma Bonino su Radio Radicale - e cioè che il nuovo Ulivo comprende Pd-Idv e Sel e che cercherà di allearsi con l'Udc e il terzo polo. Rosy Bindi dice oggi sui Radicali quello che aveva già detto nel 2010 nel corso della campagna elettorale nel Lazio, quando dichiarò che io non ero la loro candidata migliore, affermando sostanzialmente che sarebbe stato meglio se avesse vinto la Polverini”.
Uno dei cinque reprobi, Maurizio Turco, l'ha detto a chiare lettere: “Dobbiamo uscire dall’angolo in cui vorrebbero relegarci. Possiamo parlare ma non ci deve ascoltare nessuno. Possiamo manifestare ma non ci deve vedere nessuno. Possiamo fare quello che vogliamo ma il cittadino non lo deve sapere, non deve avere la possibilità di scegliere o rifiutare le nostre idee, iniziative, lotte".
La guerra di tutti contro tutti in casa Centrosinistra ha già fatto la prima vittima illustre. E non si tratta tanto dei Radicali, che da sempre sono abituati alla solitudine politica, quanto della possibilità che si vada affermando – o che abbia almeno la chance di essere intravisto - un pensiero radicalmente (nel senso di “tassativamente”) laico in un paese in cui un qualsiasi politico deve a priori dichiararsi cattolico, qualunque sia la sua bandiera.