L’improbabile ripresa dell’economia in Italia

par pierobonicellidellavite
venerdì 16 agosto 2013

Leggiamo sui giornali dichiarazioni che prevedono la ripresa della economia italiana nel 2014. Ma la vera questione è quale sarà la entità di tale ripresa e quanto durerà?

Ovvero la ripresa sarà sostenibile o solo un evento passaggero, nel quadro di una economia in difficoltà crescenti dal 2000. Purtroppo la credibilità dei politici italiani e dei media non è ai massimi livelli, perciò può essere consigliabile guardare oltre i nostri confini nazionali, e appoggiarsi non a previsioni, ma ai fatti.

Se è già difficile avere coltivazioni fiorenti se il terreno è accidendato, roccioso ed arido, è invece impossibile prosperare se il nostro concorrente ha un campo spianato, con terra fertile e grandi risorse di acqua. L'economia è concorrenza: non conta neppure essere bravi, ciò che fa la differenza è l'essere più bravi degli altri. L'economia di un paese è il risultato della guerra economica con gli altri paesi. Al mondo ci sono paesi con una economia in crescita ed altri con economie in difficoltà. Non è volere divino, è confronto di capacità.

Il risultato di questa considerazione è che l'Italia non solo deve agire su sè stessa, ma deve farlo mettendosi a confronto con le capacità degli altri. Questa modalità di approccio ai problemi economici del paese è assente totalmente nei dibattiti politici italiani e, purtroppo, anche nella testa dei cittadini.

Prendiamo un argomento scottante: le retribuzioni sono in calo e sindacati e lavoratori sono in allarme. La logica è: guadagnavo di più, oggi meno, perciò voglio recuperare! Questo ragionamento confronta il proprio passato con il proprio presente, non il proprio presente con il presente di altri paesi ove le retribuzioni sono molto più basse. Se emotivamente ciò è comprensibile, non è certo questo un approccio realistico al problema. Il problema vero non sono le retribuzioni di oggi ma quelle di domani perchè le retribuzioni dipendono dall' andamento della economia del paese. 

Ovvio che la competizione tra paesi non si vince nè si perde con un singolo elemento di forza o debolezza. Ma il vero problema è come si può essere autoreferenti in un mondo che non ha più frontiere né ideologie. La controprova della inconcludenza di questi approcci è data dalla realtà dei fatti: più il tempo passa più la situazione peggiora.

Le vere prospettive dell'economia dell'Italia sono, non solo in ciò che facciamo, ma anche nel farlo meglio degli altri. Il World Economic Forum è un organismo che pubblica ogni anno un rapporto sulla competitività dei Paesi. Qui l'ultimo. 

I parametri di valutazione sono ben 152 e tutti gli aspetti sono presi in considerazione: economia, finanza, istruzione, giustizia, amministrazione del paese, etc.. È il più quotato riferimento internazionale comparativo della economia dei Paesi. La situazione dell'Italia è sconsolante in sè e drammatica nel confronto con altri paesi: è classificata al 42 esimo posto su 143 paesi.

L'IMD stila anch'esso una graduatoria dei sistemi-Paese e considera i 60 paesi più importanti. L'Italia è classificata, non al decimo posto, ma al quarantaquattresimo, seguita da Spagna e Portogallo ( no. 45 e 46). Sono più competitivi di noi paesi insospettabili quali Cile, Puerto Rico, Panama, Estonia,Korea,Thailandia, etc. Il commento IMD è che il problema sostanziale dell' Italia è la politica: troppo numerosa ed invasiva, troppo costosa e non prende decisioni. 

Alcune notizie dall'estero ci appaiono lontane ma sono importanti anche per noi. Gli USA si preparano a superare la Russia nella produzione di gas, ed a superare l' Arabia Saudita nel produzione del petrolio. Già oggi negli USA il gas costa quattro volte meno che in Europa. Le aziende europee ad alto consumo di energia si troveranno a non essere più competitive ed è di maggio la notizia della tedesca BASF, la più grande società chimica del mondo, che sta investendo negli USA oltre 4 miliardi di euro.

In Italia il problema energetico è drammatico: dipendenza totale dall'estero e preclusione totale verso l'energia nucleare. Viviamo nella speranza illusoria delle energie alternative: le chiamiamo alternative, ma esse sono solo complementari. E sono anche molto costose. Il grosso del fabbisogno energetico del Paese resterà dipendente dai combustibili importati dall'estero ad alto costo. 

Per il resto il Paese è fermo. Le uniche riforme che si fanno sono quelle di cambiare nome alle tasse, sostituendole l'una con l'altra. Tutto cambia perchè niente cambi.

Cosicchè è difficile credere ad una ripresa duratura della economia del nostro paese. Più razionale pensare ad un declino che continua, con qualche pausa di respiro. 

Foto: Olle Svensson/Flickr

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