L’importante è sgambettare il rinnovamento dell’Unità

par Fabio Della Pergola
sabato 4 gennaio 2014

Un ottimo articolo di Michele Di Salvo chiarisce finalmente qualche piccolo, ma importante retroscena dell’aggressione del Fatto Quotidiano all'Unità.

E così la questione si fa un po’ più comprensibile.

Nonostante la stampa al completo si occupi ormai della faccenda, gli articoli appaiono tutti molto blasée, molto soft; come quello del Corriere dove si parla di “polemiche (e querele) per l’azionista azzurra” o tipo Repubblica: “L’ingresso della senatrice forzista nella compagine azionaria del quotidiano del Pd era stato svelato da il Fatto che definiva la Ioannucci «amica di Lavitola»”.

In realtà il Fatto aveva titolato “L’ombra di Lavitola sull’Unità” che ha ben altro senso e ben altra volontà di insinuare una possibilecontaminazione” subìta dal quotidiano fondato da Gramsci da parte di un faccendiere ben poco trasparente. E ha continuato poi con un paio di articoli a firma Travaglio che vorrebbero essere sfottò ironici e appaiono solo sgangherati in modo preoccupante. Ma di questo ho già parlato.

L’ingresso della ex senatrice berlusconiana Ioannacci nel capitale della NIE invece è un fatto acclarato, di cui qualcuno dovrà ringraziare l’amministratore delegato della NIE, Fabrizio Meli, che ha ceduto alla signora - sono conteggi del direttore Landò - il 10% di sua proprietà delle quote della Partecipazione Editoriali srl (che a sua volta detiene il 14% della NIE). E lo ha fatto senza dir niente a nessuno.

La conclusione è che oggi l’esponente “azzurra” si è accaparrata la non irresistibile quota dell’1,4% (unovirgolaquattropercento) dell’editrice dell’Unità. Un po’ pochino (anche se fosse dieci volte maggiore) per fare la voce grossa con Matteo Fago che ne possiede il 51%, ma abbastanza per lucrarci sopra speculando sulla comprensibile irritazione dei giornalisti del quotidiano.

Ora dovrà vendere quel puntovirgola di sua proprietà e scommetterei che ci farà una bella cresta. Forse come quell'ingenuo (o furbacchione) dell’ad Meli che magari non a caso ha venduto a una berlusconiana; a pensar male spesso ci si azzecca, diceva quello.

E qualche conferma si trova nelle parole di una sindacalista, Irene Merli che lo conosceva prima che diventasse amministratore delegato della NIE: "La vita l’ha cambiato, e quanto !... io ero rimasta una sindacalista, lui era diventato completamente uomo d’azienda. io dalla parte delle persone, e lui da quella dei soldi". Interessante, vero?

Gente così. Gente che, come dice la signora, investe per la “volontà di salvare un pezzo di democrazia”. Sarà, ma qualcosa, non so cosa, mi impedisce di crederle.

L’articolo di Michele Di Salvo invece va a scartabellare nei bilanci de Il Fatto, in cui si evidenzia un vistoso crollo delle vendite del 28% nell’ultimo anno. Oggi il quotidiano di Padellaro si è attestato sulle 47mila copie, che non sono più così lontane dalle (quasi) 25mila dell’Unità, crollata con la gestione cattocomunista di Claudio Sardo negli ultimi due anni.

Colpa di chi? “Ma la colpa è di Berlusconi! Si perché (è sempre l’amministratore che scrive) «la caduta di B. ha fatto calare tensione e interesse…»”. Interessante anche questo. Si comincia a capire perché al Fatto stiano dando fuori di matto da giorni.

Ipotizzando (e confidando) nella definitiva uscita di scena del Cavaliere dal panorama politico italiano (non è detto, ma è evidente che annaspa) si potrebbe ipotizzare anche che al Fatto comincino ad annaspare pure loro e che la concorrenza fra le testate di sinistra si possa fare decisamente dura.

D’altra parte già mesi fa, proprio ai primi segni che qualcosa era cambiato nella proprietà dell'Unità, avevo definito il Fatto un “lanciamissili da battaglia” immaginando che avrebbe combattuto per conquistarsi ogni singolo lettore, colpo su colpo.

Speravo con le armi della dialettica e non con quelle escrementizie viste in questi giorni, servite su un piatto d'argento dalla strana coppia Meli-Ioannacci; ma tant’è.

Altra cosa notevole evidenziata da De Michele è che “In questi giorni il blog di Grillo ha dato una lettura tutta sua del bilancio della Nie, ridicolizzando anche la relazione dell’amministratore de l’Unità. Stranamente non ha attaccato allo stesso modo alcun altro bilancio, nemmeno quando le stesse cose (come la crescita del web o la situazione macroeconomica) le hanno scritte tutti, anche il Fatto Quotidiano.”

L’atmosfera di amorosi sensi fra Grillo e Travaglio non è nata ieri; lo ricorda, entrando nei dettagli delle cointeressenze, un altro eccellente articolo sempre di Di Salvo con Roberto Rossi dove si analizza il successo del blog di Beppe Grillo: “ Numericamente il suo solo blog tre anni fa generava 300mila accessi. Dopo tre anni è arrivato a un milione e dato che certe cose in rete non avvengono per caso, come in nessuno strumento o canale di comunicazione, cosa è accaduto? La svolta coincide quando le sinergie di contenuto e di traffico si saldano con il Fatto Quotidiano...”

La liaison fra Grillo e Travaglio - importa poco che nel frattempo Grillo sia stato incoronatore delle bufale 2013” - si è interrotta solo per un breve attimo quando i grillini sbatterono la porta in faccia a Bersani, provocando l’irritazione di un Travaglio che già assaporava l’idea di poter essere al governo per interposta persona e tenere per i cosiddetti il PD, ma che s’è vista scivolare via tra le dita la succulenta occasione per la demenziale inettitudine politica dei suoi compagnucci di cordata. Da qui la bacchettata sulle dita a quei dilettanti del Vaffa Day prestati improvvidamente alla “grande” politica dove hanno continuato a contare quanto il due di picche.

Ma non deve essere un caso che le grossolane sparate di Grillo (grossolanamente fascistoidi intendo, come la gogna per i giornalisti) si sono intensificate proprio negli ultimi mesi. Spalleggiate da Travaglio. Ricucito lo strappo, i due caporioni sembrano essere entrambi impegnati - loro, che di sinistra non sono - nel contrastare tutto ciò che, a sinistra, sembra dare fastidio al loro risiko giornalistico-politico.

Come, ad esempio, la possibilità che il nuovo azionista di riferimento possa dare all'Unità nuovo colore e nuova linfa.

 


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