L’idiozia confusa per fascismo

par Alex Angelo D’Addio
venerdì 9 febbraio 2018

 

Oltre a scuotere e sconvolgere, gli accadimenti di Macerata - il non chiarito decesso di una complicata diciottenne, e le inqualificabili smanie di megalomania di un uomo problematico e potenzialmente nocivo - sono soggetti a diverse interpretazioni, a seconda di quello che sia il punto di vista da dove li si inquadri.

Al netto delle strumentalizzazioni sul fatto in questione - che i collettivi di Destra e di Sinistra stanno ampiamente cavalcando per riconfermare le rispettive e cristallizzate posizioni -, il recente passato ha dimostrato che una manipolazione arbitraria di efferati casi di cronaca nera favorisca il dirottamento dell’attenzione generale dalla gravità dei problemi, sviandola verso pulsioni istintive, e per questo non razionali.

Sotto la lente d’ingrandimento dell’imparzialità, invece, è possibile accorgersi della irraggiungibilità di una verità che sia categorica ed ineccepibile, perché le opinioni sono il prolungamento degli eventi, e quest’ultimi modificano forma e sostanza dei pareri stessi, che proprio a fronte di questa volubilità allontanano da un’oggettività inattaccabile.

Tornando all’attualità della provincia marchigiana, dunque, le circostanze aprono due parentesi, che meriterebbero considerazione e maggiore dovizia. Innanzitutto, urge chiedersi se esista davvero una logica fascista dietro alla crudeltà di queste notizie, che giustifichi la spasmodica foga dell’antifascismo, pronta a rinsaldare le proprie ragioni contro la ferocia di eventuali estremismi. Nella pratica, come è possibile griffare con un colore politico la sciagurata idiozia di uno squinternato, che ha preferito crivellare all’impazzata, piuttosto che solidarizzare fattivamente con i famigliari della vittima, attendendo il regolare corso della magistratura?

Successivamente, i riflettori sono puntati sulle inevitabili responsabilità politico-amministrative, che sembrano quasi legittimare la giustizia privata, a scapito di quella ordinaria. In uno scenario dalle tinte parossistiche, l’incapacità della classe legislativa ed esecutiva di dare risposte in termini di controllo e di sicurezza - prima ancora che di gestione dell’immigrazione -, innesta un meccanismo contorno in cui il regolare - benché lentissimo - svolgimento di indagini giudiziarie viene sostituito da un’arma da fuoco, pronta ad essere scaricata sul primo innocente malcapitato. Ergo, l’infinita faida tra Neri e Rossi ha ancora un’accezione risolutiva? Apparentemente no, ma al gioco dei potenti la disputa torna comoda, e la trama mediatica prosegue: è lo spettacolo che detta legge.


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