L’estensione della precarietà per uscire dalla crisi

par Zag(c)
sabato 26 novembre 2011

Ieri dall'Annunziata, in veste ormai di giornalista parlamentare, in cui la politica si identifica con il palazzo e i palazzinari (intesi con gli abitanti del palazzo), vi erano i due contrapposti (?) fronti. Sacconi, ex ministro del Welfare e Ichino, ispiratore bocconiano della politica contro i lavoratori. Due uomini contrapposti su fronti diversi.

Il miele e lo zucchero ieri si sprecavano, e non per il bon ton (cosa rara, ma subito la tv di stato si è adeguata allo stile montiano), ma per la condivisione delle soluzioni al problema della crescita. Per entrambi la soluzione per la crescita (ora lo è anche per Sacconi, strumento indispensabile per uscire dalla crisi) è la estensione della precarietà (evidentemente chiamato con altro termine) per tutti i lavoratori. 

Ma non è questo che mi ha colpito. Da tempo so che le due anime ( se di anima si può parlare) si incontrano su questi temi. Il ragionamento è questo:

Obbiettivo
Bisogna creare le condizione per la crescita economica, quindi affinché le imprese (l'offerta) trovino uno spazio in cui cresca la domanda di beni e merci di consumo, questo consentirà di far crescere la domanda anche per le merci del primo settore (macchine e mezzi di produzione) così che il volano dell'economia possa rimettersi in moto (e non viene detto dove lo si trovi questo spazio, mercato interno o all'estero, esportando?).

Soluzione
Sia il professorone che il politico socialista la trovano nel rendere precario il lavoro cosicché le imprese possano facilmente licenziare.

Non so veramente cosa pensare e soprattutto cosa hanno in mente (in verità, in verità vi dico che lo so, ma faccio finta di non saperlo).


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