L’esercizio democratico del dissenso

par Silvia De Marino
sabato 12 giugno 2010

Il popolo viola manifesta sotto palazzo Grazioli, Berlusconi passa di lì e, qualche istante dopo, sessanta manifestanti vengono identificati. Si parla oggi di una possibile denuncia per manifestazione abusiva. Peccato che la la riunione, sebbene fosse spontanea, non organizzata, sia stata fatta in nome di valori costituzionali. Dove sono, quindi, i "comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica"?

Ore 13 circa, sono in camera e tento di studiare. Fa caldo, in questa afosa Milano, e un pensiero mi ronza nel cervello. Il libro che sto sfogliando è così interessante che non aspetto neppure un attimo per dargli sfogo, così accendo il computer e mi connetto al sito del Senato.
 
Stanno trasmettendo in diretta le dichiarazioni di voto, il decreto legge sulle intercettazioni è al varo dei senatori. Assisto alla richiesta del Governo di apporre al decreto la questione di fiducia. E un incudine mi piomba inesorabilmente sullo stomaco. Mi rifugio su facebook, ricerco la pagina del popolo viola, il movimento a tutela della legge e della costituzione nato spontaneamente dal No-B day, e che oggi sopravvive contando innumerevoli gruppi lungo tutto lo stivale oltre ad un numero cospicuo di cittadini che partecipano attivamente.
 
Ammetto, mi si è scaldato il cuore. Migliaia di persone come me manifestavano lì, su internet, il proprio sdegno per una legge che imbavaglierà gli organi di stampa e che, ancor peggio, legherà le mani agli organi inquirenti. Ripenso, in tal senso, al PM Ingroia che non più tardi di qualche settimana fa aveva dichiarato: "Sono ancora vivo grazie ad una intercettazione (...), senza questo strumento Riina e Provenzano sarebbero ancora liberi". Mi si gela il sangue pensando che da qualche parte casalesi, mafiosi, ’ndrine e membri della sacra corona unita, stanno tutti allegramente stappando una bottiglia dello stesso spumante. Rigorosamente italiano, perché questa terra gli sta regalando molto più di quanto si aspettassero.
 
Trovo tra i viola un commento che si addice alla mia riflessione: "...Cosa Nostra canta con te....meno male che Silvio c’è...", scrive uno dei 282.485 membri. Già.
Cerco notizie nuove, mi indigno, appunto tutto sulla mia agendina. Spero in uno sfogo di piazza e provvidenziale mi arriva un sms di un amico: "ore 17, domani a piazza San Babila. Passaparola. "Vedo che in tutta Italia cominciano a proliferare le proposte di presidi e manifestazioni: Torino, Bologna, Cosenza, Roma, ovunque l’Italia è con gli occhi aperti in questa notte triste. E aggiungo, viva questa Italia, l’Italia che resiste (De Gregori docet).
 
Esco a fare due passi, in compagnia di amici preoccupati come me. Ne parliamo in macchina, e a cena. Rientro in casa, ore mezzanotte circa. Vago nell’etere e rifinisco su facebook. Scorro i post pubblicati sulla pagina del Popolo Viola e capisco che qualcosa sta andando per il verso sbagliato. La veglia, indetta dai viola e dal gruppo "la dignità dei giornalisti, il rispetto dei cittadini" (ovvero, la valigia blu) di Arianna Ciccone dinanzi a Montecitorio, si è spontaneamente riversata dinanzi a Palazzo Grazioli, residenza romana del Primo Ministro.
 
Lì, delle più di trecento persone, alcune iniziano a leggere articoli della Costituzione; altri, seduti su un marciapiede, ritmano a battiti di mani "bella ciao"; altri ancora si siedono per terra in segno di protesta. La polizia però inizia a schierarsi, e dalle camionette alcuni scendono in assetto antisommossa. Identificano dapprima solo un fotografo, poi quasi 60 persone, dopo che il Presidente del Consiglio era passato per di lì rientrando da cena.
 
La pagina viola su facebook, collegato in diretta con Palazzo Grazioli, insorge.
In pochi minuti una trentina di persone iniziano a postare indirizzi e-mail delle principali testate europee con il testo da copia-incollare in una perfetta traduzione in più di cinque lingue della frase: "Il popolo italiano manifesta contro la legge sulla limitazione della libertà di informazione davanti a Palazzo Grazioli, residenza di Berlusconi a Roma".
Contattare i giornalisti in tutta Italia ed in tutta Europa. Tutti devono sapere che l’Italia non ci sta. 
 
Si parla di una possibile denuncia ai sessanta identificati per manifestazione abusiva, e io non posso entrare nel merito della questione, non sono un avvocato e le mie reminiscenze in fatto di diritto sono scarsamente affidabili, ma una riflessione generale sulla tranquillità dell’esercizio democratico del dissenso è da fare in questo Paese.
Ovvero, la tranquillità di non dover temere schieramenti in assetto da guerra delle forze dell’ordine ai lati di una manifestazione spontanea in cui la più rivoluzionaria delle attività è la lettura degli articoli costituzionali. La tranquillità di poter esprimere all’interno del proprio partito una posizione dissenziente, senza doversi vedere additati come sovversivi (vedi il caso Fini). La serenità di poter dire "no" e scrivere sul proprio giornale quello che la redazione valuta come rilevante senza sentire il fiato del potere sul collo.
 
Questa volta, non come sessanta anni fa, gli Italiani reagiranno. Ne sono convinta. Ne sono abbastanza convinta. Ne sono quasi convinta... mah.
 

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