L’eredità di Falcone e Borsellino

par Ettore Scamarcia
mercoledì 10 dicembre 2008

La vicenda giudiziaria che ha visto coinvolte le Procure di Salerno e Crotone è giunta al termine con un sostanziale nulla di fatto. Le inchieste rimangono in Calabria.
Ma la vicenda è destinata ad avere risvolti pesanti: con la scusa della cosiddetta "guerra fra procure", infatti, Alfano rilancia la riforma della giustizia sulla divisione dei ruoli di pm e giudice. Un vecchio progetto della P2 e un abominio destinato a proteggere ulteriormente la Casta.

Why Not, Poseidone Toghe Lucane. Più altre inchieste che l’ex pm Luigi De Magistris si apprestava ad aprire. Affari, truffe, massoneria, un inferno. L’ex ministro della Giustizia Clemente Mastella si prodiga così nel cacciare Luigi De Magistris con una serie di cavilli giudiziari e pretesti che, secondo la Procura di Salerno, non hanno alcun fondamento.

De Magistris e Forleo. Accomunati dallo stesso destino, dallo stesso modo criminale di agire della classe politica. Le indagini dell’ex pm napoletano scoperchiano una serie enorme di illeciti: una cupola che vede coinvolti magistrati, politici, imprenditori, giornalisti, vertici delle forze dell’ordine e mafiosi. Fra gli indagati figurano addirittura il generale Paolo Poletti, capo di Stato Maggiore della Guardia di Finanza (ora ai servizi segreti); l’ex magistrato ed ex presidente della giunta calabrese Chiaravalloti, ora vice del Garante per la Privacy; Lorenzo Cesa, UDC; Antonio Saladino, imprenditore; Walter Cretella-Lombardo e Franco Frattini, rispettivamente generale della Guardia di Finanza e commissario europeo alla Giustizia (attuale Ministro degli Esteri); Giovambattista Papello, ex subcommissario per l’emergenza ambientale della Regione Calabria; ecc.

Recentemente è emerso che Luigi De Magistris stava indagando su un altro filone delle indagini riguardante il coinvolgimento della società Finmeccanica nell’ex area Sir di Lamezia Terme. La zona infatti riceve i finanziamenti europei previsti dal piano Por 2007-2013. Soldi di cui non è noto il destino, in quanto l’area ospita un depuratore tuttora malfunzionante e che causa un forte inquinamento sulle coste. L’inchiesta Poseidon riguardava appunto l’utilizzo illecito dei fondi per la costruzione e ristrutturazione degli impianti di trattamento acque per 200 milioni di euro. E durante tale indagine il nome di Romano Prodi era balzato fuori in quanto il suo più stretto collaboratore, Piero Scarpellini, compiva una serie di viaggi in Libia ritenuti "strani" dall’ex pm.

Scarpellini è infatti un membro del consiglio direttivo della Téresys Foundation - International Observatory of economic, juridical, and fiscal policies - Republic of San Marino, che ha come presidente Bashir Saleh Bashir, capo di gabinetto del colonnello Gheddafi. All’interno figurano nomi di personalità italiane e straniere. Segretario generale della fondazione è Paolo Francesco Lanzoni, attuale amministratore indipendente della società Erg, big italiano nella produzione e distribuzione di gas.



Il sospetto si fonda innanzitutto sulle finalità di tale fondazione: è noto che la Repubblica di San Marino è un vero e proprio paradiso fiscale posto all’interno del territorio italiano. Ma da una deposizione di De Magistris ai magistrati salernitani emerge anche che l’ex pm aveva intenzione di aprire un’inchiesta su un presunto traffico d’armi poco prima del trasferimento cautelare effettuato ai suoi danni, legato proprio agli strani viaggi di andata e ritorno effettuati da Piero Scarpellini. Indagine mai cominciata e tuttora priva di alcun atto giudiziario.

Se fosse riuscito ad andare avanti nelle sue indagini, forse Luigi De Magistris avrebbe liberato la Calabria e la Basilicata da una delle lobby più pericolose e radicate nel tessuto della società. Forse quei soldi misteriosamente svaniti nel nulla sarebbero stati finalmente utilizzati per il benessere collettivo e non per arricchire i soliti noti. L’accanimento mediatico e giudiziario nei suoi confronti non ha precedenti. E’ stato zittito ed eliminato completamente.

Ps: In Campania si aspetta con trepidazione che le inchieste della magistratura tolgano da mezzo la giunta comunale napoletana, del tutto indegna di rappresentare la città. E si spera tanto che vengano alla luce dettagliatamente il destino di centinaia di milioni di euro che dovevano bonificare le aree interne e costiere del casertano e del napoletano. L’anno scorso la Regione spese 400 milioni di euro per la bonifica del litorale domitio, nel 2006, 200 milioni per la stessa finalità, all’inizio di quest’anno, 100 milioni. Tutto ciò solo per la bonifica di una parte costiera che risulta tuttora la più inquinata d’Europa. I fondi europei sono davvero una grande occasione di sviluppo, ma generano corruzione. Specialmente nella società italiana.

L’esempio di Falcone e Borsellino per la magistratura e il mondo politico può dirsi ormai definitivamente buttato nell’immondizia. Ma non per la gente comune.


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