L’elezione di Napolitano e le inutili grida di Grillo

par Giampiero Cirnigliaro
lunedì 22 aprile 2013

Sabato si è consumata una vicenda che ha del paradossale. Forse anche ironica, se non ci fosse di mezzo la salvezza della nostra Nazione.

Sino a pochi giorni fa l'imperatore di Napoli diceva che una sua rielezione sarebbe stata ridicola. Oggi siamo l'esempio delle ridicolaggine.

Però, analizzando bene i fatti, con la freddezza che serve in certi momenti, non vi erano molte alternative. Tra un Pd spaccato al proprio interno, un M5s che dice no a tutto, un pdl che deve fare sempre e comunque gli interessi del "capo", non c'erano strade praticabili. Non ho mai risparmiato critiche all'imperatore, al sinistro segretario, al cav. Non ho mai difeso alcuno di loro. Tantomeno il capocomico. Sabato, grazie alla stupidaggine del Pd, alla faziosità (ed integralismo) del M5s, agli interessi privati del pdl, si è dovuto scendere a patti per non continuare a lasciare la Nazione senza un governo.

Certo, ci sarebbe stata la "soluzione" Rodotà. Però mi chiedo (e chiedo ai tanti grillini fanatici che leggono queste righe), come mai proprio voi che siete contro la casta, contro i privilegi, contro il "vecchio", volevate un presidente che ha una pensione dorata, che appartiene a quella casta dei partiti che tanto odiate, che ha ben 80 anni? Volevate a tutti i costi un presidente che rappresenta appieno ciò che odiate e che, a parole, vorreste debellare, cancellare distruggere! Gridare al colpo di stato solo perché non avete ottenuto ciò che volevate, mi sa di isterismo. Abbiate la forza di accettare certe regole che si chiamano democrazia. Le soluzioni non saranno mai totalmente condivise, ma questo è ciò che abbiamo. Tutto il resto si chiama dittatura e, almeno in Italia, sappiamo cosa vuol dire. I proclami in piazza hanno poca vita. La faziosità e l'integralismo danno poca vita.

Oggi serve un governo capace di scrivere una nuova legge elettorale. Un governo che possa, in qualche modo, permettere una minima ripresa economica. Tutto il resto è demagogia. La strada, seppur piena di buche, è scritta. Tutti sappiamo che l'imperatore darà le dimissioni appena ci sarà un governo forte e stabile. Tutti sappiamo che ci vuole una nuova legge elettorale. Tutti sappiamo pure, però, che alle prossime elezioni molte teste cadranno. A sinistra hanno già iniziato a far pulizia. Al centro, se esisterà ancora un centro, saranno in pochi. A destra ancor meno. E il capocomico? Ecco, lui urla e sbraita perché sa che domani raccoglierà molti meno voti di oggi. Sa bene che alle prossime elezioni forse perderà una larga fetta. La gente, il popolo sovrano, non voleva un no a tutto. Il Popolo (non quelli che sono in piazza a Roma ad attendere il "messia"), vuole un governo stabile. E questo, caro capocomico, tu non l'hai capito. Oggi devi assumerti queste responsabilità. Oggi abbiamo bisogno di buonsenso e di stabilità. Urlare serve a poco, quando bisogna sentire solo musica e melodia.


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