L’effetto Monti sullo spread

par Libero Mercato
martedì 22 novembre 2011

Una premessa: è vero che oggi la Borsa di Milano ha chiuso in calo del 4,7% e che siamo ancora nel pieno della crisi economica ed europea, però è interessante analizzare i movimenti dei mercati all'indomani della nomina di Mario Monti alla Presidenza del Consiglio italiano, se non altro per tirar fuori qualche dato positivo. 

Sono trascorsi pochi giorni da quel terribile 9 novembre: il giorno più nero per Silvio Berlusconi e per le sorti dell'intero paese. Il Premier si era dimesso la sera precedente e non era ancora emerso il nome di Mario Monti. I mercati dunque caldeggiarono l'ipotesi del voto anticipato, che tradotto in soldoni significava almeno altri 2-3 mesi di incertezza ed immobilismo. 

Si creò il panico: la borsa ancora più giù e lo spread Btp-Bund che toccò le punte massime di 570 basis point, per chiudere con uno "storico" 550 (in pratica l'Italia era costretta a pagare tassi d'interesse di 5,5 punti in più rispetto alla Germania). Un piccolo barlume di luce arrivò con la nomina di Mario Monti a senatore a vita da parte del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che diede il via alla graduale formazione del nuovo governo "di impegno nazionale". 

Da quel momento i mercati hanno ridimensionato le previsioni su una caduta precipitosa dell'Italia: venerdì 18 novembre ad esempio, appena nove giorni dopo la nomina decisa da Napolitano, il recupero dello spread con la Germania era stato del 13%. Anche il differenziale con la Francia, arrivato a 403 punti il 9 novembre, sempre venerdì scorso scendeva a 328. L'Italia aveva recuperato inoltre 86 punti rispetto alla Finlandia, 78 con l'Olanda, 97 con il Belgio e 86 rispetto all'Austria
Un risultato, in soli otto sedute, che tutto sommato lascia ben sperare. Staremo a vedere.
 
In realtà, la regola cinica dei mercati non perdona e l'Italia resta ovviamente un sorvegliato speciale. I piccoli segnali di recupero dello spread sono il risultato di una semplice "apertura di un credito di fiducia" in attesa delle riforme più volte annunciate. In effetti però la nomina di Monti ha sancito un cambiamento di prospettiva: non sono più i Piigs (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna) il problema principale ma tutta l'Europa (per ultimo la Francia che rischia il declassamento del rating da parte di Moody's). 
 
I mercati infatti hanno ridotto le tensioni sui Btp ma l'hanno estese all'intero Continente. Tutto fa credere che se il cambiamento del Governo fosse avvenuto almeno 2-3 mesi prima, il fatidico 9 novembre (l'11 settembre italiano) forse non sarebbe avvenuto o saremmo stati in grado di contenerlo in anticipo (solo a giugno lo spread era ben al dì sotto della soglia dei 300 punti). Per questo i rendimenti dei Btp italiani negli ultimi giorni non hanno beneficiato di un calo significativo, anzi. 
 
E' arrivato il momento di fare presto e di prendere decisioni rapide e tempestive. 
I mercati ci osservano. 

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