L’attrice milanese Federica Fracassi porta in scena la vita precaria a Sassari

par Luigi Coppola
mercoledì 28 settembre 2011

Applausi al Teatro Civico per Federica Fracassi.

C'é un'Italia, un'altra Italia, che non ha nè volto nè rappresentanza, o meglio ha tanti volti indefiniti, non rappresentabili e con poche entità sociali.

Si tratta di un'Italia senza forma ne corpo sociale, distribuita e divisa in centinaia, migliaia di storie diverse e polverizzata in tante situazioni atipiche e comuni nello stesso destino epocale. Precariato: lavoro a tempo determinato non definito, nella durata della prestazione e nel reddito derivato. Uno status sociale recente, neppure recentissimo, che spinto a macchia di leopardo ha esteso una cultura derivata di relazioni sociali nuova e dominante. In essa l'intera vita si svolge "a tempo", assumendo come assioma che precario, se non bello, sia irrinunciabile.

Questo modello sociale si è imposto in Italia, come nel resto d'Europa, sotto l'egida della crisi economica mondiale, figlia di un capitalismo esasperato dalle varie bolle speculative. La sua filosofia é stata narrata e interpretata con una prosa efficace da Federica Fracassi; l'attrice milanese ha interpretato lo scorso ventidue Settembre al teatro Civico di Sassari il monologo "Mi chiamo Roberta, ho quarant'anni, guadagno 250 euro al mese", accompagnata sulla ribalta dal fisarmonicista e attore Guido Baldoni. Il progetto scenico diretto da Renzo Martinelli é un testo d'inchiesta edito nel 2006, il primo di un filone d'indagine editoriale dedicato al caso precariato. L'autore dell'omonimo saggio, Aldo Nove, (presente fra il pubblico in sala), attraverso interviste e narrazioni tratte da una lunga ricerca in Italia, usa la scrittura per tradurre e memorizzare le cose viste.

Lo spettacolo parte con una prefazione della spalla Baldoni, già sistemato sul palco, mentre la protagonista é presente solo con la voce, stratagemma apprezzato dal pubblico che aumenta la curiosità e il tasso di attenzione. Federica, dopo un giro in platea e nei palchetti di Palazzo di Città riempito in ogni ordine di posto, sale sul palco e avvia la narrazione divisa in cinque storie rappresentate da altrettanti soprabiti colorati, preventivamente sistemati in scena e cambiati per marcare gli stati di umore e le culture diverse nel viaggio italiano.

Non può mancare la Sardegna con la speculazione edilizia, indifferente alla fame di pastori e allevatori ridotti allo stremo. La Milano da bere passa attraverso la sfilata di "creativi" che si ritrovano con cinquecento euro al mese o le ragazze illuse dalle potenti agenzie di fashion che le lasciano sole per strada con bellissimi tacchi dodici.

Volo in Sicilia con Carlo di Caltagirone: tre lavori al giorno. Il primo, all'alba, in una cooperativa di pulizie ospedaliere; l'ultimo in un punto Snai, che conclude la giornata dopo la mezzanotte a riordinare le bollette delle scommese.

Un girone infernale a scartamento ridotto, solo quanto si conta a fine mese la somma dei compensi racimolati.

C'è lo spazio per un dialogo con il pubblico in sala: solo due spettatori, meno anziani della media presente, ammettono l'appartenenza al popolo dei precari. L'intervista fatta da Baldoni alla immaginaria Maria Giovanna, ignara lavoratrice interinale, é il pezzo finale che racchiude in modo esemplare lo specchio della nostra società. Liquida e in itinere verso mete non definite, dove emerge comunque una contrapposizione che non può essere ancora ignorata da chi pensa che questo modello non lo riguardi, rispetto a tutti gli altri che lo vivono per necessità.

Al termine dello spettacolo lo scroscio di applausi é prolungato e conferma la bontà della coppia di artisti, fedelmente precari nel lavoro. L'unica certezza comune é quella di credere nella forza eversiva e remunerativa del teatro.

La rassegna Voci di Donna, allestita da Cooperativa Teatro e/o Musica, chiuderà la rassegna 2001 il prossimo primo Ottobre con il concerto sinfonico della giovane violinista Masha Diatchenko, accompagnata sul palco del teatro Civico dal pianista Massimo Spada.


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