L’appello di don Mazzi: "Non spendete soldi per cani e gatti". La mia risposta

par Maria Rosa Panté
venerdì 13 aprile 2012

Questo l'appello di Don Antonio Mazzi, fondatore di Exodus, una comunità che si occupa di giovani che patiscono gravi condizioni di disagio sociale, lanciato nel corso di una recentissima intervista per la rivista "Chi": "Italiani, non spendete soldi per salvare cani e gatti, ma destinate denaro alle nostre strutture. Noi salviamo vite umane. Noi recuperiamo quei ragazzi che la società bolla come irrecuperabili. Aiutateci! Si incazzeranno gli animalisti, ma io dico quello che penso ". Ora, la mia risposta.

Mio padre aveva l'Alzheimer, amava gli animali in particolare i gatti. Come un bambino si riusciva a farlo mangiare quando la mia gatta lo distraeva. Poi fu il lungo mese finale che lo condusse alla morte, era sempre a letto e sempre ai suoi piedi, sul tappeto, stava la sua gattona. Dopo che mio padre morì, la gatta non entrò più in camera da letto. Se ne stava quieta fuori, nelle altre stanze, ma lì non entrò più.

Ora vorrei chiedere a don Mazzi: “C'era forse lei o uno della sua associazione, cui dovremmo dare i nostri soldi, accanto a mio padre?”. Io ho visto la gatta e, sono sicura, il Buon Dio.

Allora non spreco tante parole. Si qualifica il luogo dell'annuncio, il settimanale Chi, che di solito non si occupa di cose di questo tipo, mi pare. E poi purtroppo don Mazzi conferma che certa Chiesa è poco sensibile al mondo animale, negando come in tante altre cose e il messaggio di Cristo e il messaggio di San Francesco. Pare che sugli animali la Chiesa abbia dimenticato anche l'Eden e sia essa la prima vittima del peccato originale. Nell'Eden nessuno si nutriva di esseri viventi uccisi, ma di erba verde, tutto avveniva senza violenza.

Genesi, I 29,30 Poi Dio disse: "Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo.

A tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde". E così avvenne.

Mi stupisce sempre che certa Chiesa non riesca a superare il suo antropocentrismo, non riesca ad andare oltre il suo ombelico, non riesca ad avvicinarsi un po' di più a Dio. Don Mazzi avrà tanti meriti, ma non posso pensare che abbia un cuore buono, un cuore abbastanza grande. Certa Chiesa ha questa durezza tutta maschile, ahimé, che io ho cercato, essendo credente, di smussare leggendo avidamente le mistiche. Per loro Dio è anche una madre, una donna, ha una dolcezza che la Chiesa dei maschi raramente conosce. In questa chiesa più materna c'è posto per tutte le creature, com'era nell'Eden.

Forse io parlo così perché non conosco il profondo dolore umano. Ma non è vero: i poeti, come Saba, i grandi animi, come Simone Weil, hanno sempre saputo che il dolore è uguale per tutti gli esseri viventi, come scrive Saba: "il dolore è eterno,/ha una voce e non varia".

Don Mazzi, la sua frase, per me, è blasfema, parlare contro il creato, le creature di Dio è sempre far del male, ferire il Creatore.

In questa Chiesa che attacca gli indifesi e dunque attacca Dio io, credente, non mi riconosco.


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