L’ambigua rivalsa della classe media italiana
par Emilia Urso Anfuso
mercoledì 14 febbraio 2018
Se a questo aggiungiamo alcune riforme discutibili – come la riforma del lavoro che ha tolto diritti ai lavoratori, o la riforma Fornero che ha gettato nella disperazione centinaia di migliaia di italiani – e anche il non adeguamento negli anni di stipendi e pensioni, ecco che la classe media, con molta facilità e abbastanza in fretta, è stata ridotta a uno status sociale più basso rispetto a quello che era stata negli ultimi decenni.
Non basta ovviamente, per compiere l’opera di abbattimento della classe media – in tutti i sensi - ecco politiche scellerate, in tutti gli ambiti: sanità nazionale negata ai cittadini, pressione fiscale più alta d’Europa, welfare scomparso, opportunità di lavoro e garanzie inesistenti. Non ci vuole mica tanto a distruggere una larga fetta della popolazione nazionale…
Aggiungiamoci anche che, negli ultimi anni, i governi in carica hanno fatto di tutto per non mettere in atto alcun tipo di politica per gestire i grandi flussi migratori, sviluppatisi in tempi di crisi economica mondiale, cambiamenti climatici e guerre a macchia di leopardo.
Tutto ciò, non solo ha generato il caos e sostenuto ancor di più lo scontento generale della popolazione. Ha reso possibile un’aberrazione sulle aberrazioni: la classe media nazionale, troppo colpita ed esasperata dalla valanga di sottrazioni costanti alla sicurezza, all’economia privata, ai diritti civili e alla dignità, si scaglia ora su un nuovo strato sociale, creato dalla politica nazionale: i migranti, resi spesso “clandestini” a causa della non messa in opera delle normative vigenti in tema di flussi migratori.
Ecco quindi che si staglia all’orizzonte, per la classe media, un obiettivo contro il quale scagliarsi e – in qualche modo – grazie al quale recriminare la propria posizione “dominante”.
I migranti. Quei migranti che, oggi, sono elemento preziosissimo per tutti coloro che necessitino di dar colpe a qualcuno e mai a se stessi. Siano essi una parte della popolazione – lassista fino ad immolarsi alla perdita totale dei diritti civili – o tutta la componente politica, che coi migranti – da anni – ha trovato un elemento da sfruttare fino all’estremo: ora col gioco delle “cooperative” che si occupano di “accoglienza” ora per i temi politici da diffondere a seconda del momento, ora per scagliare la massa contro un nemico-non nemico, pur di dirigere altrove la rabbia popolare.
Ci sono riusciti. Hanno dato in pasto a molti italiani un obiettivo sensibile su cui riversare le rabbie, le insoddisfazioni, la sfiducia, lo sgomento e – fondamentalmente – con la scusa della “razza” persino motivo di elevazione sociale al di sopra di altri esseri umani, che per alcuni valgono ormai meno di nulla.
Triste modo di rialzar la testa, ammetterete. Anche perché, nel frattempo, molta gente ha perso del tutto il bandolo della matassa: in ogni caso, la politica nazionale non ha alcuna intenzione, e anche nessuna possibilità, di sostenere i diritti e l’economia degli italiani.
Ce lo chiede l’Europa. Ce lo chiedono gli USA. Ce lo chiede la Russia, Ce lo chiedono gli accordi europei e internazionali. Perché non si può dimenticare che – oggi come oggi – nessuna nazione è scollegata dal resto del mondo. Dipendiamo tutti l’una dall’altra. E le decisioni strategiche, in special modo sui popoli e sul loro futuro, vengono prese in accordo con tutti. Tranne che con le popolazioni. A cui è stata data una sola libertà: prendersela con qualcun altro. l’importante che non se la prendono coi veri carnefici, affama popoli e massacratori di diritti umani e civili.
Se questa è la strada che la società attuale ha intrapreso, senza minimamente rendersi conto del perché, immagino cosa sarà l’esistenza umana tra una manciata di anni. Il caos totale. La compromissione perenne di qualsiasi criterio di normalità. Altro che rialzare la testa, tornare allo sviluppo economico, perseguire la pace nel mondo.
Pezzi di carne al macello. Cruda immagine di una realtà spaventosa. E a farne le spese, i meno fortunati. Come sempre.