L’Unità e l’ultima cantonata

par Fabio Della Pergola
martedì 1 ottobre 2013

Ieri, 30 settembre, notiziona letta su l’Unità.it a firma di non-si-sa-chi.

Titolo: “Turchia, via il velo alle donne dipendenti pubbliche”.

Occhiello: “Ecco la prima "apertura" il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan ha reso noto. Fa parte del pacchetto «democratizzazione» annunciato per oggi”.

 

Testo: “Il premier turco Recep Tayyip Erdogan ha annunciato l'abolizione del divieto di portare il velo islamico all'interno delle istituzioni pubbliche, nell'ambito di un ampio pacchetto di «democratizzazione» che ha annunciato oggi e atteso da giorni”...

Sgrammaticature a parte, qualsiasi decerebrato è in grado di leggere (e quindi perfino - udite, udite - di capire) che se in Turchia è stato abolito il divieto di portare il velo, il significato reale è che nelle istituzioni pubbliche turche le donne islamiche potranno portare il velo che è, fino a prova contraria, una manifestazione di appartenenza religiosa. È ovvio che le donne "laiche" - che in Turchia ci sono e non sono poche - saranno ben visibili e indicate a dito dagli islamisti. Da qui a passare per delle poco di buono potrebbe essere solo un passo. Un piccolo passo ulteriore verso una teocrazia invadente e intollerante.

Questa è la "democratizzazione" portata avanti dal governo islamico di Erdogan: la netta separazione tra Religione e Stato voluta da Kemal Ataturk oltre un secolo fa si sta sgretolando poco a poco, così come era nel progetto politico del partito di Erdogan.

Ma questi sono, in fin dei conti, affari dei turchi; problemi loro.

L’Unità invece, che non se ne accorge e straparla, è un problema nostro. È bastato che nel testo comparisse la parola “democratizzazione” e i baldanzosi redattori si sono precipitati a comporre un titolone "liberal": via il velo alle dipendenti pubbliche.

Peccato che sia esattamente il contrario. Che poi, voglio dire, se uno conosce un po' Erdogan lo dovrebbe capire al volo che qualcosa non torna nel discorso "liberalizzante".

E i commenti sono all’altezza: “contrordine compagni...”; poi c'è anche di peggio.

Che nella sinistra italiana le menti siano offuscate da una fittissima nebbia è noto ormai da tempo. E che nel giornale fondato da Gramsci ci sia da fare un grande, grandissimo lavoro di ricominciamentodacapo ("rinascita" e "rifondazione" purtroppo sono tutti termini già usati, e ampiamente a sproposito) è dimostrato anche dalle sconfortanti cantonate come questa.

Nel frattempo, in attesa di novità, povera sinistra, povera Italia e poveri noi. E ho sbattuto la porta, scandalizzato.

Poi, dopo un po', ho pensato che, insomma, la povera Unità ha un bel problema da risolvere se un turco che vuole velare le donne lo prende per uno che le vuole liberare; lucciole per lanterne. E che non si butta via una storia per una confusione mentale probabilmente causata da altri.

Speriamo che sia l'ultima cantonata e che domani sia davvero sia un altro giorno, con la partenza del direttore Claudio Sardo, ex direttore del mensile delle ACLI (quello che, profondamente entusiasta, qualche giorno fa ha titolato un suo fondo "La rivoluzione di Francesco" parlando dell'intervista del Papa a Civiltà Cattolica in cui di rivoluzionario non c'è proprio niente).

Forse un po' d'aria nuova schiarirà anche la mente confusa del giornale fondato da Gramsci novant'anni fa. Magari aria un po' meno beghina, per cominciare.

 

 


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