L’Occidente è totalitario quanto il fondamentalismo islamico

par Marcello Frigeri
venerdì 3 giugno 2011

È di questi giorni il leitmotiv che una volta ucciso Bin Laden si è salvata la democrazia occidentale, come se a minacciarla fosse un agente esterno e non parassiti interni che la consumano puntando diritto al suo cuore: il potere che corre, o dovrebbe correre, dal basso verso l’alto, dal popolo ai suoi rappresentanti. Infatti minaccia infinitamente di più la democrazia di uno Stato una legge elettorale come il Porcellum di Calderoli, che non permette ai cittadini di scegliersi chi li dovrebbe rappresentare, che un Bin Laden qualunque. Questo perché i terroristi fondamentalisti non colpiscono e uccidono per scardinare la democrazia, di cui a loro non frega niente, ma perché non accettano le imposizioni di un’altra cultura.

Ma anche fosse, forse che dopo il 2001, anno dell’attentato alle Torri Gemelle, i governi occidentali sono diventati meno esecutivi, i parlamenti meno legiferanti e i voti elettorali meno liberi? Tralasciando queste sottigliezze, poi, c’è da dire che l’islam fondamentalista e l’Occidente non sono altro che due facce della stessa medaglia, il totalitarismo (l’Occidente, ovviamente, è totalitario non con se stesso, ma con “l’altro”). Ma paradossalmente (paradossalmente per gli occidentali e non per gli islamici) è di gran lunga più pericoloso e letale quello occidentale che quello islamico. Mentre il fondamentalismo islamico si caratterizza progettando attentati, non foss’altro perché non ha la ricchezza e la potenza di fuoco necessaria per dominare il nemico (altrimenti, probabilmente, non esiterebbe), l’Occidente non combatte per dar prova della sua esistenza, ma per dominare “l’altro”. Ieri territorialmente, con l’eurocentrismo prima e con il colonialismo classico poi, oggi perché ha il bisogno vitale di rapinare l’energia altrui e di conquistare, con le buone o con le cattive, nuovi mercati perché i suoi sono saturi.

La differenza sta nell’obiettivo: il dominio occidentale tende ad essere solo economico, quello islamico, che dell’economia non sa che farsene, di pensiero religioso (il nostro fu anche religioso fino a che le Guerre di Religione non posero fine all’Europa cristiana favorendo quella laica). Ma sempre di due totalitarismi si tratta. È comunque più pericoloso per la pace mondiale quello occidentale perché militarmente e tecnologicamente più avanzato: il massimo della forza devastatrice dell’Islam fondamentalista, che non può contare nemmeno su aerei da guerra, è stato buttar giù due grattacieli (l’11 settembre) e uccidere 3000 civili, il resto sono attentati a metropolitane con decine di morti; l’Occidente, invece, con le armi che dispone ha non solo la capacità di mirare con precisione e a distanza di migliaia di chilometri un obiettivo come può essere un grattacielo, ma possiede le armi necessarie per poter radere al suolo una intera città. La guerra in Afghanistan ha provocato la morte di più di 60 mila civili, 20 volte l’orrore delle Torri Gemelle; a causa dell’uranio impoverito utilizzato nella prima guerra del Golfo, dati Unicef, sono morti 500mila bambini iracheni sotto i 5 anni. E i loro bambini non sono meno bambini dei nostri.

Ma ciò che più distingue il totalitarismo occidentale da quello fondamentalista islamico, ed è proprio questo a fare più paura, è la motivazione. Mentre i fondamentalisti, infatti, giustificano i loro attentati con la motivazione naturale per la quale combattono, e cioè cancellare, o quantomeno contenere, la cultura totalitaria avversaria; mentre si sentono integralisti, intolleranti, e non lo nascondono, l’Occidente è sinceramente convinto di avere dalla sua il diritto e la morale. Si dice: “il nostro è il migliore dei mondi possibili”, e questo è ritenuto sufficiente per disgregare tutti gli altri mondi, per bombardare con la serenità della buona coscienza, per torturare alla stregua della Santa inquisizione le proprie vittime, vedi Guantanamo, con la pretesa di farlo per il proprio Bene. Infatti quando si sente parlare di “intervento umanitario in difesa dei diritti umani” bisogna, idealmente, mettere mano alla pistola, perché significa che ci si sta preparando all’aggressione.
 


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