L’Occidente cerca di "comprarsi" l’Ucraina? L’FMI stanzia 15 miliardi di dollari

par Luca Pieroni
venerdì 28 marzo 2014

Che la crisi ucraina fosse un fenomeno di portata ben maggiore della volontà di autodeterminazione di una particolare regione lo si era capito già da un po'. Quello che è più difficile da interpretare è come proceda la grande partita a scacchi geopolitica che si è sviluppata attorno a questo evento e in che direzione stia spirando il vento.

Un fatto di capitale importanza è, ad esempio, l'annuncio del Fondo Monetario Internazionale, che ha stanziato tra i 14 ed i 18 miliardi di dollari a vantaggio del governo di Kiev per i prossimi due anni. Si tratta di una manovra davvero imponente alla quale non è così immediato trovare spiegazione. L'impressione è che a pesare sul piatto non sia tanto il benessere economico quanto l'appartenenza ad un contesto e ad uno schieramento politico.

Nell'ultimo anno il Pil ucraino è calato del 3% ed il debito pubblico ha subito un'impennata che porrebbe lo Stato a richio default. In seguito alla disperata situazione delle casse pubbliche sono state adottate anche misure decisamente impopolari come l'aumento del 50% del prezzo del gas naturale per i consumi domestici. Questi miliardi provenienti dalle potenze occidentali (per lo più Stati Uniti, Unione Europea e Giappone) servirebbero appunto a normalizzare la situazione venendo incontro alle esigenze della popolazione.

La posta in palio è appesantita da qualcosa che trascende il benessere dei cittadini: l'Ucraina è in una posizione (politicamente e geograficamente) di confine tra la sfera di influenza euro-americana ed il mondo russo. Quello che è da stabilire è il nuovo confine tra oriente e occidente: la Crimea, più o meno liberamente, sembra essersi schierata. Altre regioni stanno valutando: è il caso del bacino minerario del Donbass, all'estremo oriente dell'Ucraina, in cui gli indirizzi politici presi a Kiev si riflettono istantanemente sul lavoro della popolazione, occupata prevalentemente nelle miniere di carbone.

Tornando allo stanziamento del FMI viene allora il sospetto che l'azione delle potenze occidentali sia volta al "comprarsi" la vicinanza di della repubblica che con Yanukovich si stava pericolosamente avvicinando a Putin. Un discorso del genere porterebbe a parlare di guerra fredda, per quanto Obama ed altri si prodighino nell'esorcizzare il termine.

Difficile dire se i due blocchi procederanno come in passato sulla strada del riarmo, con il fine di mostrare i muscoli (i più pessimisti potrebbero spiegare così il megafinanziamento appena annunciato), o se si preferirà la strada più sottile della guerra economica. Non è nemmeno facile stabilire quanto effettivamente siano state efficaci le sanzioni imposte alla Russia, sbandierate con gran clamore.

 

Foto: Wikicommons-Flickr


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