L’Italia tra "consumatori finali" e "celti"
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mercoledì 2 marzo 2011
Checché ne dicano i mezzi d’informazione, non siamo certamente nel pieno di uno ‘scontro istituzionale’. Berlusconi attacca Quirinale, Presidenza della Camera, Corte Costituzionale, Magistratura, Parlamento, Costituzione. Non si può evidentemente parlare di ‘scontro’. Questa è una vera e propria ‘aggressione istituzionale’. E c’è una bella differenza. Mentre il suo amico Gheddafi lancia bombe e spara sulla folla dei rivoltosi, Berlusconi s’intrattiene sparando a zero sugli organismi garanti del corretto esercizio della democrazia nel nostro paese. Non è certamente la stessa cosa, ma l’Italia non è la Libia. Non ancora, perlomeno.
Oggi alla Camera verrà votata la fiducia sul federalismo municipale che, al netto delle dichiarazioni dei leghisti, aumenterà le tasse. Da quanto riferito in aula si può certamente desumere – ma era desumibile anche prima – quanto il ministro Calderoli sia di quelle persone che a primo impatto paiono proprio incapaci. Poi le conosci meglio e ti accorgi che lo sono per davvero.
È doveroso essere chiari, cosicché nessuno possa un domani dire che non lo sapeva. Si sa che le tasse aumenteranno, come si sa che la Lega si giustificherà pressappoco così: “Noi non abbiamo aumentato nulla. Se gli enti locali non sanno autogestirsi non è colpa nostra, se ne assumano le responsabilità di fronte ai cittadini”. Che gli enti locali italiani ad oggi non sappiano autoregolamentarsi è inconfutabile. Tuttavia l’idea che si possa risolvere il problema dando loro tout court maggiori facoltà di prelievo fiscale non è una soluzione, è buttarla sulla mutanda. Per di più, dalle simulazioni risulta evidente che a trarre vantaggio da questa legge sono le città del Nord Italia. Tuttavia si prevede di appianare le divergenze tra Settentrione e Meridione attraverso un fondo di riequilibrio, ma a quanto debba ammontare questo fondo non è ancora stato deciso. Per ora basta portare a casa la legge, poi si vedrà. Per questo nessuno si stupisca un domani di veder ridimensionato il proprio stipendio. Anzi, si prepari già da ora a rompere il salvadanaio. Se ancora ne ha uno.
L’elemento peggiore del federalismo municipale non è tuttavia la legge in se stessa, quanto la modalità con cui verrà approvata. L’ennesimo ricorso alla fiducia dimostra ancora una volta quanto i parlamentari siano messi in scacco matto da un governo altrettanto matto. Se il federalismo non passa, il governo cade. E allora i deputati dovranno giocoforza votare a favore del provvedimento, se ancora hanno a cuore il loro stipendio. Non è quindi un voto di fiducia, ma di fedeltà. A se stessi.
Di schifezze in questi giorni se ne leggono in ogni dove. Ad esempio, una norma infilata all’ultimo istante nel Decreto Milleproroghe appena approvato conferisce al premier il potere decisionale in merito alla possibilità di concentrazioni editoriali. Detto alla ‘pane e peperoni’, se un giorno dovesse decidere di comprare una quota - un nome a caso - del Corriere della Sera, Berlusconi dovrà chiedere a se stesso il permesso per farlo. Potrà insomma ampliare ulteriormente il suo Impero Mediatico svuotando, più di quanto non abbia già fatto, l’espressione ‘conflitto di interessi’ di qualsiasi significato. Ma poi dopotutto che importa – cosa che molti dimenticano – se per la Costituzione non potrebbe neanche essere presidente del Consiglio, in quanto Ineleggibile (ha rapporti economici con lo Stato, ovvero con se stesso, per le frequenze di Mediaset). Oramai è lì, sarebbe un fesso a non approfittarne. In Italia.
Se al governo ci ritroviamo un "consumatore finale" e un "discentente dei celti", non possono che essere questi i risultati. Torna allora alla mente la celebre espressione di Ruby ‘Rubacuori’: “Noemi è la pupilla, io sono il culo”: ha leggermente peccato di presunzione. Qui il didietro siamo noi, bellezza.