L’Italia nucleare

par Ettore Scamarcia
sabato 12 settembre 2009

Sono dieci i siti prescelti dal governo per la realizzazione delle quattro centrali nucleari, senza contare i depositi delle scorie. Il tutto avviene nel silenzio più assoluto.

Il tutto e il niente si ripropongono continuamente in Italia. Come dire: sappiamo tutto e non sappiamo niente. O meglio, non vogliamo rivelarvelo, non ancora. L’argomento in questione è il programma nucleare italiano, gestito da una joint venture tra Enel e Edf francese, che consegneranno alla società Sviluppo Nucleare Italia srl gli studi di fattibilità; il governo avrebbe scelto dieci località per la costruzione delle quattro centrali nucleari previste (il cui costo di costruzione è di 5 miliardi l’euro l’una). I siti sarebbero:

1) Monfalcone (Gorizia)
2) Scanzano Jonico (Matera)
3) Palma (Agrigento)
4) Oristano
5) Chioggia
6) Caorso
7) Trino Vercellese
8) Montalto di Castro
9) Termini Imerese
10) Termoli


I requisiti per l’insediamento delle centrali sono diversi, tra cui la vicinanza al mare, l’assenza di sismicità (anche se individuare un sito nucleare in un territorio ad alto rischio sismico come la Sicilia è decisamente un azzardo) e la bassa densità abitativa. In alcuni di questi siti, inoltre, sono già presenti vecchie centrali dismesse, ad esempio a Caorso; oppure Scanzano Jonico, teatro in passato di veementi proteste contro la decisione nel 2003 di impiantarvi un deposito di scorie nucleari. Ora, per somma gioia degli abitanti, la località potrebbe ottenere direttamente una bella centrale atomica.

Veneto e Sicilia hanno già dato l’ok per la costruzione di centrali di terza generazione, si attende ora la decisione delle altre regioni prescelte, ovvero il Lazio, la Sardegna e la Puglia. Ma le comunità locali stanno già mobilitandosi per opporsi ai progetti governativi, nel tentativo di creare un fronte antinucleare in grado di vincere solo se rimarrà compatto e unito pur nella distanza e nella diversità dei contesti in cui verranno insediate le centrali.

Con tutta probabilità il governo applicherà le stesse disposizioni attuate in Campania per il decreto rifiuti: esercito nei cantieri delle centrali e leggi speciali, massiccia presenza di polizia e carabinieri in assetto antisommossa. Per nascondere alle comunità locali la presenza dei depositi di scorie, il governo si servirà del Segreto di Stato all’energia, approvato con tutta fretta durante gli ultimi giorni della moribonda legislatura di Romano Prodi, segno questo che i grandi gruppi economici non hanno colore politico e si servono della classe politica per attuare i propri piani.

Ora c’è da chiedersi, quale garanzia o opportunità si sta offrendo all’Italia col nucleare? Gli enormi costi di costruzione, la manutenzione, le scorie, la limitata produzione energetica, l’esaurimento dell’uranio e il progressivo aumento dei costi di estrazione. Nonchè il grave rischio di infiltrazioni delle organizzazioni criminali nel business del nucleare. Nella civilissima Francia, infatti, sono stati censiti tantissimi siti in cui sono stati sversati illecitamente rifiuti radioattivi. In Italia, tenendo conto che le mafie fondano buona parte della propria ricchezza sul traffico illecito di rifiuti, cosa potrebbe accadere? Non è un prezzo troppo grande da pagare sia in termini economico-sociali sia ambientali, considerato che con un mix di energie pulite e con un serio piano di risparmio energetico si potrebbero ridurre considerevolmente il fabbisogno e la dipendenza da altri Paesi?



Sono molti, troppi i dubbi e i sospetti che gravano sul programma nucleare del governo, che in poco tempo ha triturato il referendum abrogativo del 1987 che stabiliva la denuclearizzazione della penisola, contravvenendo ad un’espressa volontà popolare e senza che fosse mai stato fatto un sondaggio serio delle opinioni favorevoli o contrarie sul ritorno del nucleare. Ma non dobbiamo preoccuparci! A garantire la nostra sicurezza ci pensa lui, il miglior premier che l’Italia abbia mai avuto in 150 anni di storia! Fate largo a Silvio Berlusconi.

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