L’Italia non capisce ’Vivere o morire a Napoli’

par Paolo Praolini
lunedì 2 novembre 2009

In questi giorni ho trascorso molto tempo ad analizzare gli avvenimenti di Via dei Vergini a Napoli.

Un accadimento feroce e sconvolgente da tutti i punti di vista.

Nulla di paragonabile ad altri avvenimenti delittuosi o di portata mediatica più ampia.

A partire dalle atipiche modalità di attuazione dell’omicidio eseguito in un ambiente urbano in pieno svolgimento della vita cittadina, con l’assassino che indifferente alla realtà che lo circondava abbandona il luogo dopo l’omcidio con andatura disinvolta ed arma in pugno come in una passeggiata in città.

Altro aspetto di questo avvenimento dissacrante della sensibilità umana, il comportamento di coloro che hanno assistito all’evento delittuoso, inconsapevoli testimoni di un delitto registrato da una telecamera.

Vedere costoro allontanarsi dalla scena del delitto spinti da un istinto di sopravvivenza o per non essere coinvolti nella sanguinosa mattanza ha determinato l’abbandono del cadavere in un ambiente divenuto rapidamente ‘inanimato’.

Calpestando così un razionale istinto di solidarietà umana che dovrebbe spingere chiunque a soccorrere un malcapitato caduto sotto i colpi di un’arma da fuoco, testimonia che qui questo meccanismo non ha funzionato per un testimone, per due, per tre e molti altri, tutti hanno voltato la testa.

Si è preferito cancellare per sempre quanto visto, dalle priorità da elaborare nella propria ratio, che avrebbe dovuto mettere al primo posto il soccorso all’uomo ferito a morte o dandone l’allarme alle autorità.

Tutto quello che sembra estremamente razionale non è accaduto, nessuno ha visto, nessuno ha dato l’allarme, addirittura si sono chiuse le serrande dell’attività commerciale che ebbe la ‘sfortuna’ di essere scelta per espletamento della feroce vendetta. E’ come se la città abbia voluto forzosamente chiudere gli occhi ed astenersi da pesanti risvolti

.

Ora leggendo in questi giorni i commenti dell’Italia intera ritrovo una aperta condanna alla popolazione di Napoli che vive in quei quartieri convivendo con la camorra, pesantemente responsabile di tacere e nascondere nelle sue vie e nei suoi anfratti gli artefici di questi sanguinosi delitti.

Si conoscono i nomi, se ne parla nelle famiglie e nei bar, ma nulla trapela oltre il confine di quartiere, ci si nasconde nel guscio come una tartaruga farebbe all’arrivo del suo aguzzino.

Seguendo le interviste della gente di strada sento dire troppo spesso ‘io non so niente...’, ‘qui non abbiamo visto niente...’, ‘io non posso parlare...’.

Ora mi chiedo ma è veramente così assurdo ed illogico questo comportamento omertoso diffuso in queste aree del napoletano?

E’ credibile che interi quartieri tutti i giorni soggiogati alla violenza della camorra, rimangano muti astenendosi dal ribellarsi a questo deleterio ‘gioco’ di distruzione di una società civile e libera?

In molti, in troppi, forse anche io per molto tempo ho ritenuto l’intera popolazione napoletana responsabile dell’intollerante silenzio che avvolge questi avvenimenti, senza una protesta, uno striscione di ribellione, un urlo davanti alle telecamere per esternare il disappunto per una insostenibile realtà incivile quotidiana.

E’ facile da lontano, da altre più serene realtà, lanciare messaggi di condanna verso i napoletani, ripristinando una inquisizione mediatica che disconosce la realtà in cui vivono in Via dei Vergini a Napoli.

Ma ora ho capito, mi sono immedesimato in loro, la pesante realtà di alcuni quartieri partenopei non lo permette!

Essere testimone di un fatto di sangue o di un’attentato camorristico, parlarne alle autorità competenti, dire una parola di troppo, significa firmare un documento di condanna verso se stessi.

Significa rinunciare alla propia vita, rinunciare ai propri cari, condannare per sempre la propria famiglia, nulla sarà come prima.

Purtroppo si è destinati a diventare un singolo fuori dal coro, un’altro Saviano, un’altra Atria.

Tutto intorno ti si crea il vuoto, la società ti espelle per sempre.

Qui in questi quartieri la camorra determina la sopravvivenza della società ‘civile’, lo stato è piccolo e troppo spesso assente!

La gente viene protetta dalla camorra che ne può determinare la vita o la morte.

Allora ragioniamoci sopra e avviciniamo il nostro sentimento a questa gente che ogni giorno deve convivere con una realtà in cui oggi hanno deciso di vivere senza però avere alternative!

O vivere o morire!

Allora non condanniamoli a priori se prima non ci siamo immedesimati in questa sconfortante realtà, cerchiamo di capire che forse non è proprio semplice e naturale convivere con la camorra in casa e parlare liberamente di questi argomenti denunciando ciò che è immorale.

Con ciò non voglio però concedergli solo comprensione e nessuna responsabilità morale.

Il cambiamento è nelle loro mani e lo debbono determinare loro, ogni cittadino dei quartieri ‘Spagnoli’, ‘Sanità’, etc., perchè sono i singoli cittadini con i loro comportamenti che conformano quella società che ha necessità di un cambiamento profondo ed un ripristino del rispetto delle regole di convivenza civile.

Dovranno passare lustri, decenni, forse generazioni prima che vi sia il rinnovamento di questo ’angusto’ territorio così definito da chi vive al di fuori e realtà quotidiana per i napoletani assoggettati ad un vivere lontano da una realtà civile.


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