L’Italia e il Belusconismo

par Francesco Finucci
venerdì 4 marzo 2011

In cosa il nostro paese sta cambiando per l’influenza di un premier tanto incapace da emergere addirittura nell’incapacità generale del parlamento

Ci vuole una vena decisamente masochista per assolvere ad un compito così avvilente come quello di essere italiani, oggi. Questo risulta abbastanza chiaro a chi, dotato di un certo stomaco, tenti di informarsi sull’immagine che sua santità il nostro Presidente del Consiglio emana nel mondo. Osservando il Parlamento Europeo, Freedom House, la Bbc, la Cnn, il New York Times ci si chiede se un giorno si parlerà di “berlusconismo”, non solo come una “cultura del velinismo”, non solo come un momento storico, ma come una vera e propria sindrome, qualcosa tipo “la sindrome di Berlusconi”, una di quelle malattie rare (per fortuna) tirate fuori dal team del Dr. House per variare un po’, invece di ricorrere a tumori, lupus e malattie così devastanti. In fondo, invece che di chemioterapie, si parla di cromoterapie, di questo mondo allegro, colorato, pieno di belle ragazze, sarebbe un bel passo avanti per la condizione del malato.

Il tredici Febbraio le donne del nostro paese hanno manifestato il loro no (era anche ora) alla mercificazione del loro corpo. Abbiamo avuto la prova tangibile e innegabile della crepa che si sta allargando sotto i nostri piedi, lo scollamento tra l’esecutivo ed il giudiziario, che finisce per portare con sé al tracollo l’opinione pubblica, una guerra che vede da una parte Berlusconi, il PDL, la Lega e, ultimamente, anche La Destra di Storace, dall’altra l’IDV ed il PD.

Si è aperta, è ovvio, non una crepa, ma una voragine. Però, ad essere sincero, mi sfugge una cosa. Un fattore messo in evidenza dalla Bbc, se non sbaglio: perché gli italiani continuano, nonostante tutto, a votare Berlusconi?

La nostra non è avversione, è qualcosa di viscerale, che non si può spiegare, l’atmosfera è da guerra civile, il nostro paese si è improvvisamente (o così crede) trovato in un vicolo cieco. Allora perché continua ad essere lì? Perché nessuna forza (si fa per dire) di opposizione è riuscita a vincere le elezioni, contro di lui?

Non credo si possa parlare solo della comodità che le forze d’opposizione trovano nel nascondere le proprie nefandezze dietro la quantità abnorme di reati del nostro Presidente del Consiglio. Sì, sappiamo bene come Berlusconi si offra come il migliore dei capri espiatori, dato che non bisogna inventare alcuna colpa per lui, fa tutto da solo. Sembra ovvio, solo riflettendoci, quanto se Berlusconi non fosse così la Sinistra lo reinventerebbe tale e quale, e viceversa (come sottolinea giustamente Travaglio).

Non credo si possa neanche parlare solo di come Berlusconi riassuma nella sua persona tre dei poteri del nostro paese, Esecutivo, Legislativo e Mediatico. Il potere di Berlusconi è un potere sconosciuto al mondo occidentale contemporaneo, al di sotto di questo troviamo solo dittature e regimi autoritari(siamo un paese semi-libero, lo ricordo).

Il Potere Mediatico si fonda sulla comunicazione, e la comunicazione necessità di tre elementi: Mittente, messaggio e destinatario. Questo comporta due aspetti fondamentali per capire il cambiamento di cui il nostro paese ha bisogno per immaginare un’Italia senza Berlusconi.

Innanzitutto che la mancanza di senso non significa mancanza di messaggio, il messaggio espresso tramite il regno mediatico di Berlusconi è assolutamente vacuo, vuoto, insensato, ma continua a sussistere ed a mantenere la sua funzione di messaggio. Continua ad indicare qualcosa, insomma. E questo qualcosa trova il suo terreno fertile nel nostro paese, un paese di precari, instabilmente sopra la soglia della povertà, pronto ad evadere in un mondo tanto colorato e insensatamente allegro.

Questo riporta al secondo aspetto, il destinatario. Noi siamo i destinatari, e continueremo ad esserlo finché non usciremo dal torpore intellettuale che ci caratterizza, dalla nostra ricerca del “non-pensiero”.

La società si evolve, come non si evolve l’uomo. Perché se da una concessione dei diritti “dall’alto” si è giunti ad un contratto sociale, il problema del rapporto tra governo e paese non è assolutamente risolto. Berlusconi ne è una triste quanto evidente prova. Perché alla concessione di diritti dall’alto si è sostituita, nel nostro paese, il “pensiero dall’alto”. Non solo non vogliamo in alcun modo pensare da soli, ma speriamo, non comprendo perché, che il pensiero ci venga dall’alto, per munifica concessione di quell’etereo, fumoso paradiso che ci pare il mondo dei media. Qualcuno ha giustamente detto che la libertà è partecipazione. Non sono d’accordo. La libertà è qualcosa di più che partecipare, partecipare significa integrarsi in un meccanismo sociale, un “essere parte” che implica un’armonia, anche se forzata.

La libertà è qualcosa che non ha alcuna relazione con l’altro, non è un pacchetto di software che si acquista per sapere come decifrare i segnali della società, è una conquista personale che necessita e forse nasce con l’interazione tra gli individui, ma che assolutamente non nasce DA essa.

Il problema dell’Italia trova la sua espressione in Berlusconi, ma non nasce in parlamento, ma nelle case, dove non è Berlusconi l’ospite, ma il berlusconismo. Non votano il Pdl ma si devastano i propri neuroni permettendo che il proprio avvertire il mondo abbia come unico veicolo l’insensata spazzatura che ci entra in casa grazie ai complici del berlusconismo. Quelli per cui siamo noi ad essere la finzione, e la televisione la realtà. Lo ha detto Albanese nei panni di Cetto La Qualunque, e spiega perfettamente da dove veniamo e dove stiamo andando. In questo modo quel “paese delle meraviglie” che ci viene posto come modello, diventa anche la nostra realtà, tutto scade nell’insignificanza, e quindi nella mancanza di una dimensione temporale diversa dal presente. E’ il consumare tutto e subito di cui parla Ferrarotti. Non riusciamo ad andare oltre Berlusconi, per il semplice fatto che il berlusconismo è penetrato in noi, ha semplicemente orientato il nostro terrore di vedere la problematicità dell’esistenza.
La soluzione non è l’antiberlusconismo, non sono le ridicole istanze di parlamentari che a forza di mangiare non entrano neanche più nelle poltrone della Camera, la soluzione è la scelta. Il pensiero e il dialogo.

Perché la mancanza di libertà non è solo una forma di governo, è soprattutto uno stato mentale. Anche il dispotismo si evolve. Sono gli italiani che rimangono fermi.


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