L’Italia di periferia all’arrembaggio di una Champions impossibile

par Jvan Sica
martedì 16 settembre 2008

Il bello del calcio non abita più qui. Ormai l’hanno capito tutti, tranne quelli di Sky che cercano di venderci per Bulgari una bigiotteria da parrucchiera. In Inghilterra arrivano i calciatori più forti con gli ingaggi pesanti e il codazzo mediatico, in Spagna i calciatori più belli con il gusto del gesto più dolce, addirittura in Germania arrivano i calciatori più concreti con la volontà e la potenza degli obiettivi dichiarati. Da noi restano gli italiani attaccati alla mamma e arrivano le carte false ben nascoste dalle squadre europee nel momento delle trattative.

 

Da queste premesse di fine impero, parte domani una Champions League in cui dovremmo essere periferia pittoresca e nulla più. L’unica squadra attrezzata per sfidare i colossi europei è un’Inter ancora non decifrata dal suo tecnico che lentamente sta costruendo il gruppo, la cosa che meglio sa fare. Le altre, nonostante i rinforzi estivi, sono chiamate ad assistere allo spettacolo di una corsa tra bolidi irraggiungibili. La Roma oppone allo spaventoso menu del centrocampo del Chelsea la pastasciutta di De Rossi e Aquilani, la Juve è incastrata in un girone rebus tra le scintille bianche del Real Madrid e le droghe tattiche dello Zenit di San Pietroburgo e la Fiorentina, da ultima arrivata, si è buttata nella mischia contro il figliuol vendico Toni e l’astro elastico Benzema.

 

Diciamoci la realtà: arrivare ai quarti di finale con due squadre sarebbe un bel risultato. Una semifinale per l’Inter è una nota di orgoglio nazionale.

 

Per il resto, la sfida resta tra inglesi e spagnole; da una parte il Manchester United con la saggezza nell’area di rigore di Berbatov in più ma, si è ormai capito, il piglio di Cristiano Ronaldo in meno, un Chelsea incazzato nero a cui si è aggiunto il tetragono Deco, il Liverpool corazzata scorazzante su tutti campi d’Europa e l’Arsenal imberbe che gioca troppo per vincere le partite importanti.

Dall’altra il Real Madrid ricco dell’etica dei commercianti olandesi e dell’estetica dei mezzosangue argetini, il Barcellona sulle spalle cadenti di Messi, il Villareal squadrato che gira sui progetti di Senna e l’Atletico Madrid che ha una squadra così caotica che potrebbe essere la vera sorpresa.

 

Fuori dall’asse Anglo-Spagnolo, non c’è molto: un Bayern con un anno di collaudo ma un po’ di ruggine, un Lione che ha capito che vincere un altro campionato in Francia è sempre meglio che uscire comunque ai quarti di Champions League e ci metterei anche uno Zenit di San Pietroburgo che, se gioca al meccano, può sconvolgere ogni gerarchia. Continueremo a fare il tifo per le squadre che non vinceranno (quasi) mai come Celtic, Porto, Bordeaux e Fenerbache, che avranno le loro notti di gloria da raccontare ai nipoti.  


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