L’Italia dei disastri

par Paolo Praolini
martedì 6 ottobre 2009

S.Benedetto del Tronto (Marche)10 Aprile 1992 (Centro Italia)


Asti ed Alessandria (Piemonte) 06 Novembre 1994 (Nord Italia)

Sarno e Quindici (Campania) 05 Maggio 1998 (Sud Italia)

Nus (Val D’Aosta) 15 Ottobre 2000 (Nord Italia)

Giampilieri (Sicilia) 02 Ottobre 2009 (Sud Italia)

Dopo il 1990 l’Italia ricorderà per sempre queste date e queste città nella propria memoria.

Queste città riportano ancora oggi le cicatrici di alluvioni devastanti che nel più recente passato fino ad oggi hanno lasciato devastazione e morte che ha colpito inconsapevoli cittadini testimoni di aver scelto di abitare e vivere nel luogo sbagliato.

In ciascuna di queste città in concomitanza di eventi atmosferici piovosi di rilievo si è scatenato quello che in molti chiamano una ‘calamità naturale di portata straordinaria’.

Questo però non può giustificare poi i morti di Sarno o quelli di Giampilieri, è evidente che in ognuna di queste circostanze ci sono delle responsabilità ben precise e focalizzabili da ricollegare alla gestione del territorio.

Le amministrazioni comunali, provinciali fino ad arrivare alle regioni incaricate della gestione ordinaria e straordinaria del territorio e delle aeree fluviali, troppo spesso hanno mostrato disinteresse verso queste problematiche, distraendo costantemente l’attenzione dall’impegnarsi in una seria ed onerosa pianificazione territoriale mirata alla prevenzione di alluvioni ed eventi atmosferici ordinari/straordinari.

Il disboscamento delle aeree collinari e montane, la mancata cura e pulizia delle aeree fluviali, la cementificazione delle aeree limitrofe ai corsi d’acqua, la costruzione di interi centri urbani a ridosso delle foci dei fiumi e torrenti, impianti fognari e di deflusso idrico privi di manutenzione o sottodimensionati, dighe e laghi artificiali senza corretta manutenzione e controllo, costruzioni abusive in aree a rischio esondazione sono le principali cause delle tragedie a cui abbiamo assistito negli ultimi anni dal Nord al Sud d’Italia.

Ad ogni alluvione con conseguente disastro ambientale, la politica salta dalla sedia e versa le sue quattro lacrime di routine, ritornando a disinteressarsene fino al prossimo accadimento luttuoso.

Alla politica voglio ricordare che tutta l’intera nazione è mediamente nelle stesse condizioni di dissesto idrogeologico ed in gran parte dei casi parliamo di situazioni già denunciate e di conoscenza delle autorità che ne dovrebbero amministrare il recupero o l’intervento di bonifica.

Purtroppo non è così, la politica in tutti questi anni ha dimostrato in moltissime situazioni, l’interesse primario per questioni che le diano un ritorno immediato e legato alla sottrazione di risorse pubbliche da ricondurre al beneficio di pochi privati, dimenticando l’interesse della comunità in ambito territoriale.

Purtroppo discorsi come il mio che possono risultare scontati e ripetitivi, ritornano ogni volta che ci ritroviamo a versare lacrime di ipocrisia per quanto non fatto da qualcuno.

Ma la realtà è molto chiara ed evidente agli occhi di noi testimoni, stanchi di sentirsi presi in giro e vedere i giochi della politica che da un lato sottrae miliardi di Euro ai fondi FAS per lo sviluppo del paese (caso Lombardo-Micciché) e dall’altra vede dilapidarli per intangibili utilizzi di casta.

Quando servono soldi ed interventi concreti per la salvaguardia del territorio la politica è quasi sempre assente, allora gradiremmo azioni concrete da subito a partire dalla politica capitolina.


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