L’Italia si è rotta

par Angelo Libranti
venerdì 12 dicembre 2014

Il recente scandalo al comune di Roma con infiltrazioni delinquenziali nei gangli del potere capitolino, è l'ennesima prova del disfacimento di una nazione che, con altri “illustri” precedenti, naviga verso il baratro.

 

Ormai non si salva più nulla; Regioni, Province, Comuni, Enti pubblici di grande importanza, e Aziende Statali, hanno dato lavoro alla magistratura a causa di ruberie e cattiva gestione della cosa pubblica, tanto da azzerare le ideologie e ridurre i partiti a gruppi di amici con i medesimi interessi truffaldini.

Non a caso è nato il Movimento Cinque Stelle che, originariamente, intendeva combattere tale andazzo, ma che si è perso nelle brume di carenze ideologiche e di tattica parlamentare.

Alla fine, dopo innumerevoli sceneggiate e serietà di intenti andati a male, vanno in galera solo pochi pesci piccoli, mentre i grandi arraffatori la sfangano sempre, al massimo condannati, fra domiciliari, condoni e sconti di pena, a pochi anni, rendendo abbastanza remunerativi i reati commessi.

Questa è l'Italia; non è bastata tangentopoli dove pure i grandi ladri l'hanno fatta franca e la magistratura si è accontentata di annientare tutti i partiti, meno uno. Poi si è continuato a rubare come prima, meglio di prima.

In verità l'andazzo era sotto gli occhi di tutti i cittadini, che subiscono sulla loro pelle e toccano con mano tutte le deficienze del sistema.

Comuni, Province e Regioni sono in deficit cronico, con servizi di primaria importanza scadenti a fronte di lauti stipendi per chi governa, elargiti anche a consulenti “alla fava fresca”, in barba al più elementare buon senso e al sistema di gestione del buon padre di famiglia.

Dove erano gli enti di controllo e la magistratura? Sono stati nominati controllori che avevano il compito di controllare se stessi, mentre i pubblici ministeri erano impegnati in lunghe ferie, preoccupati solo di eseguire consulenze extra e conservare gli emolumenti e le pensioni faraoniche.

Questa è l'Italia; non parliamo poi dei boiardi di Stato, sempre alle prese con bilanci deficitari e sempre licenziati con liquidazioni milionarie.

Uno si chiede: quale peccato abbiamo commesso per essere governati nel peggiore dei modi? Occorre risalire agli inizi della formazione dello Stato, quando i partiti organizzati si spartirono le spoglie di una nazione disastrata da una guerra persa e non sentita dal popolo. La loro preoccupazione fu di non accentrare il potere legislativo in pochi uomini probi, ma di dividerlo per 945 individui scelti nelle sezioni dei partiti, alla fine della guerra, e per strada poi, come succede oggi. Non bastasse c'è il potere giudiziario indipendente, che spesso ostacola e interviene nel potere legislativo e tutta una miriade di organi di controllo, spesso in conflitto tra loro.

Sono cronaca di tutti i giorni i pareri della Corte dei Conti (voce nel deserto), della Corte Costituzionale, dei TAR e del Consiglio di Stato, con sentenze e contrastanti tanto da disorientare il cittadino.

Causa principale di tutta questa confusione e conflitti fu la classe dirigente dell'epoca, vogliosa di occupare il potere, partiti di sinistra in primis, proveniente per la maggior parte dall'estero a causa dell'ostracismo fascista e con sensibilità politiche diverse.

Il partito comunista, in particolare, dette la linea alla Costituzione “più bella del mondo” e si adoperò, forte dei consensi ottenuti, alla “tutela” delle sole masse lavoratrici, ignorando lo Stato Italia, anzi combattendolo sotto l'influenza della Russia Sovietica.

Mai le sinistre concorsero all'approvazione di leggi a favore della Nazione nella quale vivevano e sono andate avanti con questi propositi fino a dare la spallata decisiva al sistema col favorire e cavalcare le proteste velleitarie del 1968.

Quello fu l'anno zero della disgregazione dello Stato, con la rivoluzione nelle piazze, occupazioni di scuole e fabbriche, contestazione dell'Autorità e rifiuto dell'etica di usi e costumi consolidati da secoli, che i Governi dell'epoca non seppero e non vollero combattere.

Quella fu la genesi del nostro scadimento morale, sociale ed economico, aggravato dal famoso “compromesso storico” col quale i democristiani si resero definitivamente succubi del partito comunista più forte e meglio organizzato dell'occidente.

Nel 1992 tangentopoli dette la botta finale alla prima repubblica, consentendo alla magistratura di ridipingere la facciata della politica per lasciare, all'interno, strutture marce e fatiscenti.

Sappiamo come è andata; Berlusconi fu l'effetto e non la causa di tutto ciò che è accaduto dopo, non riuscendo a cambiare nulla per l'opposizione delle caste, nel frattempo consolidate, col bel risultato ora noto a tutti gli italiani.

Corruzioni e malversazioni, nate subito dopo la guerra, sono aumentate con ritmo esponenziale ed impressionante, tanto da avvelenare cervello e cuore delle istituzioni, e non sarà un Renzi qualunque a raddrizzare una barca ormai in balia delle onde.

Tasse e balzelli sono in continuo aumento, abbiamo una pressione fiscale insostenibile pari al 43,3% del Pil, ponendoci fra i cittadini più tartassati dell'occidente, inoltre la burocrazia asfissiante, la scarsa morale pubblica ed il senso dell'egoismo, che ha formato le impenetrabili caste, completano la disastrosa situazione.

A questo punto come se ne esce? Qualsiasi previsione resta aleatoria, considerando anche il debito pubblico giunto a cifre incolmabili...

 


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