L’Europa, l’Italia e la crisi della politica della terza età

par Damiano Mazzotti
martedì 9 giugno 2009

Finalmente si possono commentare i risultati delle elezioni e la prima cosa che bisogna dire è che sono di nuovo aumentate le astensioni: meno 6 per cento circa dei votanti (alle precedenti europee aveva votato il 73,1 per cento dei cittadini).

Ma ora non vi parlerò di numeri, che quasi tutti conoscono, ma dirò semplicemente questo: non sono i voti a dare ragione a chi li ha presi, ma sarà la dura realtà dello scorrere del tempo a dare ragione alla verità delle cose. Le difficoltà economiche non si possono eludere col voto. E votare il meno peggio non significa riuscire a salvarsi le chiappe. Poi per l’Italia basta dire che sono aumentati i fan di Bossi e quelli di Di Pietro e tutti i partiti che rappresentano la sinistra sono caduti e hanno le ossa rotte. Siccome tra la Lega ci sono molti giovani e nell’Italia dei Valori ci sono molti candidati indipendenti, a occhio si può affermare che sono state premiate le facce nuove e ha perso la democrazia geriatrica. Ma aspettiamo la conferma dell’assegnazione dei seggi.

Non voglio aggiungere altro, anzi voglio solo descrivere alcuni fatti: l’Italia non è più una repubblica parlamentare: “fino al febbraio 2009 una sola è stata la legge di iniziativa parlamentare di questa legislatura, rispetto alle 46 promulgate di fonte governativa” (Oliviero Beha, I nuovi mostri, 2009, p. 239). Prendiamo poi un esempio pratico: durante il recente terremoto in Abruzzo si è indetta la solita gara burocratica per la ricostruzione. Invece di affidare la ricostruzione a più aziende si è deciso di allungare i tempi facendo lavorare una sola azienda. Come minimo il buon senso avrebbe suggerito di far lavorare almeno le due aziende con le offerte migliori per dimezzare i tempi, ma del resto i politici non vivono in tenda e i cittadini dopo due decenni di propaganda Tv non sono nemmeno più in grado di pensare e di protestare.

E poi pensiamo ai voti della grande percentuale di pregiudicati che condiziona gli affari italiani: non sono i pochi politici condannati a creare i maggiori problemi italiani, ma sono gli avvocati parlamentari che devono fare gli interessi della loro categoria e quelli dei loro clienti: cioè quei milioni di italiani che hanno problemi più o meno grossi con la giustizia. A mio parere, l’unico sistema per cambiare il terribile andazzo della politica italiana è quello di levare il diritto di voto alla prima condanna di carattere penale di ogni cittadino, diritto che naturalmente andrebbe restituito in caso di assoluzione in secondo grado.

 

Comunque, siccome dopo i 65 anni la maggior parte delle persone non ha più la freschezza intellettuale e fisica per svolgere pienamente i propri compiti lavorativi, sarebbe molto utile una legge europea per impedire a tutte le persone con più di 65 anni di fare politica: se non hanno niente di meglio da fare che vadano a pesare il vento visto che tutte le vecchie volpi politiche a parole sono capaci di tutto! Oppure se preferiscono, possono andare affa’ volontariato…

P. S. Per una panoramica completa delle elezioni europee vi segnalo il sito: www.presseurop.eu/it.


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