L’Europa in settimana. Una crisi finanziaria che non si può permettere

par Alex Buaiscia
lunedì 15 febbraio 2010

L’economia, secondo le ultime rilevazioni, continua a passare una fase delicata. Prima di tutto, l’eventuale insolvenza del governo greco a pagare il debito nazionale ha creato difficoltà in tutta Europa.

La Germania, per via indiretta, ha fatto sapere prima che avrebbe aiutato, in caso di necessità, la Grecia a ristabilirsi finanziariamente. Poi ha negato di aver fatto questa proposta, infine alcuni paesi, tra cui la Francia, si sono detti disponibili ad attuare un piano coordinato nel caso si renda necessario. Il governatore della Banca Centrale, Trichet, in un comunicato ha apprezzato il gesto, anche se il pericolo, in questi casi, è simile a quello che si è avuto per la crisi di Wall Street.

 

Negli Stati Uniti la logica della crisi è stata dovuta anche all’impunibilità delle grandi aziende, che non potevano essere lasciate fallire. In Europa probabilmente si dovrà attuare un salvataggio dell’economia greca, indebolita dalla speculazione finanziaria americana, come rivelato ieri dal New York Times. Ma secondo questo principio, se l’Unione Europea aiutasse un Paese, dovrebbe aiutare anche gli altri in difficoltà. La speculazione avrebbe campo libero per operare dunque in Spagna, Portogallo e anche qui in Italia, in previsione che i soldi non finiranno grazie ai consistenti aiuti che arriverebbe di sicuro.

La Grecia, tuttavia, non ha ancora chiesto un aiuto di questo genere, ma cerca di tenere a freno l’economia con i mezzi che possiede. La Spagna, intanto, cerca di correre ai ripari facendo tagli consistenti alla spesa pubblica.

La disoccupazione nei Paesi OCSE rimane stabile all’8.8% su base mensile, ma sempre in salita rispetto ad un anno fa. Questo tuttavia è un dato che può ingannare. Infatti i Paesi che soffrono maggiormente sono quelli dell’area Euro, che vedono da una parte, secondo gli ultimi dati Eurostat, il prodotto interno lordo salire, in media, dello 0.1% - non un dato significativo – mentre la produzione industriale, specialmente nell’ambito manifatturiero, cala dell’1.7%.

L’Italia rimane ancora sotto il segno più nel PIL annuale, con un -2.8% rispetto al quarto trimestre del 2008. La produzione industriale è diminuita, invece, del 5.6%, così come gli scambi commerciali con gli altri Paesi dell’Unione Europea.

Le persone, in tempi di difficoltà, non possono fare altro che aiutarsi a vicenda. Ecco dunque che, nell’Europa dei 27, aumenta la spedizione delle cosiddette rimesse, ovvero denaro che persone emigrate dal proprio Paese manda ai connazionali, di solito famigliari che ancora risiedono nel territorio d’origine. Nel 2004 ammontavano a 19 miliardi, nel 2007 a 31, mentre nel 2008 a quasi 32 miliardi. Questi dati includono anche i soldi che vengono spediti fuori dall’Unione Europea. E sono proprio questi ad aver avuto un’impennata, raddoppiando dagli 11 miliardi del 2004 ai 22 del 2008.

Due terzi di queste rimesse è partita dalla Spagna, Italia, Francia e Germania. I soldi circolano sempre meno ed escono sempre di più dalle nostre frontiere.


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