L’Europa del Sacripante Grillo e la Repubblica Veneta

par paolo
lunedì 24 marzo 2014

Come in una spirale impazzita, sempre in bilico tra comicità e tragedia, questo paese continua ad avvitarsi su se stesso, stritolando chiunque abbia un minimo di buon senso o tenti di imboccare la strada della "normalità ".

Non bastasse un primo ministro "bamboccione", cosi' come lo ha definito venerdì sera Beppe Grillo nell'intervista rilasciata a Mentana su La7, ovvero quel Matteo Renzi letteralmente snobbato da frau Merkel, che dice una cosa e poi tre secondi dopo subito se la rimangia; non bastasse l'esilarante e al tempo stesso demenziale vicenda dell'illustre pregiudicato che si appella alla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo per avere "giustizia": adesso arriva anche il referendum sulla fondazione della Repubblica Veneta.

Ho seguito, fin che ho potuto, l'intervista di Enrico Mentana su La7 nel corso della trasmissione Bersaglio Mobile, al solitamente tarantolato ma nell'occasione calmo e disponibile Beppe Grillo, presentatosi in candida camicia bianca che faceva da perfetto pendant con la folta criniera argentea. Bella immagine distensiva, accattivante: bravo Grillo, il cambio di strategia comunicativa è sicuramente vincente.

A parte il fatto che l'entusiasmo smisurato mostrato da Mentana per questa "prima intervista " rilasciata dal comico-politico ad una emittente televisiva aveva il sapore amaro di un sistema mediatico sempre più genuflesso all'esigenza dell'"audience", quello che si può dire è che ieri sera il grillo-pensiero, in tema d' Europa, è apparso chiaro e lampante. Sfrondando l'intervista dagli orpelli satirici e da rivelazioni complottistiche non riscontrabili, sostanzialmente Grillo ha detto di confidare in un risultato alle elezioni europee attorno al 25% e che i pentastellati andranno in Europa per cambiare l'Italia. Il messaggio forte è arrivato sul "Fiscal Compact" che impicca l'Italia ad un sacrificio di 50 miliardi di euro l'anno per i prossimi venti anni, che Grillo non intende onorare e che partirà dal "non riconoscimento del debito pubblico italiano". Sentite un po' questo collage : 

"Esattamente come la Germania che non ha pagato i debiti di guerra noi non pagheremo il nostro debito pubblico perché è immorale e o prima o poi si mangerà la realtà ... andiamo li' ( Europa) e strappiamo tutto... non riesco più neanche a prenderlo per il culo (Renzi), non riesco neanche più a chiamarlo l'ebetino di Firenze... è spietato, è cattivo, mente sapendo di mentire.

La prima considerazione da fare è che qualcuno avrebbe prima dovuto informare Beppe Grillo che ormai, dopo le dismissioni dei pacchetti del debito pubblico italiano da parte dei paesi europei, Germania in testa, tutto o quasi è in mano alle banche italiane sotto forma di bot o titoli di stato e che quindi non riconoscere il debito significa fregare i soldi delle famiglie italiane. La seconda considerazione è che, come già è avvenuto con Silvio Berlusconi e soci legaioli e come potrebbe accadere con Matteo Renzi, salvo sterzata, anche Beppe Grillo è convinto di poter andare ad un confronto con i nostri partners europei facendo il capitan Fracassa della situazione, con una minaccia diretta: se non otteniamo quello che vogliamo usciamo dall'Euro e torniamo alla Lira . Credo che molti sarebbero pronti e felici di accompagnarci gentilmente alla porta, poi quando la situazione dovesse precipitare valli a ribeccare i fautori del "poveri ma belli".

Sempre in tema di "uscite" più o meno estemporaneee, l'altra notizia riguarda i rapporti all'interno dei confini nazionali. Alcuni giorni orsono un ingegnere di 45 anni di nome Gianluca Busato da Treviso, ha indetto un referendum per l'uscita del Veneto dalla Repubblica Italiana. La raccolta delle firme si è chiusa alle 18,00 di venerdi e, secondo gli organizzatori, sono stati raccolti i voti validi di 2.360.235 partecipanti, pari al 63,23% degli aventi diritto, e i consensi sono risultati pari all'89%. A presenziare la manifestazione anche sindaci con banda rossa del gonfalone di Venezia al posto della fascia tricolore. Il risultato ha indotto questi buontemponi, che non vanno affatto sottovalutati, a proclamare la nascita della "terza Repubblica veneta" e decaduta la sovranità italiana. Da oggi gli imprenditori del Veneto (una regione del Nord che vanta una evasione fiscale altissima) sono legittimati a non pagare più le tasse a Roma. Perfino Vladimir Putin, parlando del referendum in Crimea, ha citato questo avvenimento italiano. Anche la legittimazione internazionale.

A parte i forti dubbi sulla correttezza delle procedure, è chiaro che se il messaggio che viene propinato alla popolazione è che (Busato) su 70 miliardi di tasse pagate soltanto 20 miliardi (meno del 30%) tornano sul territorio come beni e servizi, stante anche il non eccelso livello culturale medio di un popolo che notoriamente predilige il lavoro allo studio, è evidente che non poteva esserci altro risultato. Peccato che le statistiche fiscali ufficiali indicano uno squilibrio in saldo negativo di poco superiore al 2%. Ma per aizzare il popolo si può anche derogare dalla verità e poi vai sotto con un "bel fiasco de vin" tutti a festeggiare.

Le conclusioni sugli aspetti della politica interna ed internazionale di italica fattura le lascio trarre a ciascuno, io non m'azzardo perché temo di scendere su un piano scurrile che non è esattamente nel mio stile e che non è consentito dai criteri di correttezza e buona educazione previsti dal blog che mi ospita.

Mi chiedo soltanto quando questo paese si deciderà ad imboccare una strada diversa da questi frizzi e lazzi che ci stanno portando in rovina. Sono oltre vent'anni che non riusciamo ad uscire da questo incubo.


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