L’Eni chiede 25 milioni di risarcimento a Report: Milena Gabanelli si sfoga

par Harvey Vent
martedì 2 aprile 2013

Nella puntata di Report andata in onda il 16 dicembre 2012 la giornalista Milena Gabanelli lanciò un servizio dal titolo "Ritardi con Eni" con il quale si intendeva fare chiarezza sull'attività del gruppo produttore di energia.

L'azienda, sesto gruppo petrolifero mondiale per giro di affari, attraverso un atto di citazione lungo 145 pagine accusa ora la trasmissione di averne leso l'immagine, e fa richiesta di risarcimento per 25 milioni di euro.

Avendo chiuso il 2011 con un bilancio consolidato di 6.860 milioni di euro e un bilancio di esercizio di 4.214 milioni, appare decisamente sproporzionata una domanda di risarcimento di quest'entità a un programma televisivo che fa in media l'8% di share.

Il Corriere della Sera ha intervistato Milena Gabanelli subito dopo l'avvenuto recapito della denuncia, e la giornalista, strenuamente intenzionata a difendere il diritto alla libertà di informazione, ha voluto fare chiarezza sulla situazione.

Gabanelli denuncia:

«(…) Io e Paolo Mondani (l'autore del servizio, ndr ) siamo stati accusati di aver danneggiato l'immagine dell'azienda, mi chiedo: è normale che una compagnia indagata insieme al suo amministratore delegato per corruzione relativamente ai 197 milioni di tangenti pagati in Algeria, un'azienda che ha patteggiato nel 2012 con la Sec e il dipartimento della giustizia americana 365 milioni per corruzione, e questo sì lede l'immagine di un'impresa controllata dallo Stato, voglia trascinare in tribunale la tivù pubblica per aver raccontato fatti sui quali nessuno dei vertici ha voluto accettare un confronto?».


E insinua un dubbio:

«Per quale motivo non ci possiamo chiedere perché paghiamo il gas così caro? O se esistono criticità ambientali? Oppure perché c'è una indagine per tangenti? Devo forse ignorare il rapporto privilegiato che Putin ha con Berlusconi, che questo management è stato nominato da Berlusconi e che per il gas l'Italia dipende dalla Russia? E visto che è una società controllata dallo Stato perché non posso fare qualche domanda sulla retribuzione del suo vertice, che si è quintuplicata?».

L'intervistatore le fa notare che per la libertà di stampa l'Italia è al 61esimo posto nel mondo, secondo un rapporto stilato da "Reporter senza frontiere", e Gabanelli replica:

«(...) non c'è dubbio che per noi la questione è da una parte culturale, ovvero il potere non accetta la critica, dall'altra normativa. Anche il nostro codice prevede la sanzione per lite temeraria, ma non viene quasi mai applicata, o al massimo si rischia un piccola multa. Se invece l'Eni rischiasse di pagare 50 milioni, forse ci penserebbe bene prima di mettere in moto una causa del genere... ».

In ogni caso, si dice pronta al confronto giudiziario:

«Premesso che come giornalista non invoco nessuna immunità, e se sbaglio voglio essere giustamente punita. Nel caso specifico il giudice valuterà, per quel che ci riguarda risponderemo punto per punto e poi chiederemo a nostra volta i danni poiché riteniamo che sia la classica lite temeraria».


Leggi l'articolo completo e i commenti