L’Austria ed il passaporto ai sudtirolesi: boutade o episodio grave?

par Aldo Giannuli
giovedì 4 gennaio 2018

di Andrea Muratore

Nel panorama mediatico italiano una notizia che non ha avuto la rilevanza che meritava è la volontà dell’appena insediato Governo Austriaco del giovane Kurz di voler dare cittadinanza a tutti i cittadini sudtirolesi. Dopo la tiepida, per non dire “bollita”, risposta del Ministro degli Esteri Angelino Alfano che dichiarava la delicatezza della questione, il Governo austriaco ha poi fatto un passo indietro e smorzato i toni, parlando di cooperazione con il Governo Italiano.

Di pochissimo conto, sicuramente la provocazione è servita anche, e soprattutto, a scopo di consenso interno, ma non ci sarebbe da stupirsi se tra un anno e mezzo ci trovassimo di fronte al fatto compiuto dei sudtirolesi che si vedono recapitarsi per posta la lettera dove gli veniva annunciata la cittadinanza austriaca.

â¨È per questo che la notizia non andava trascurata di così buon grado, di pari passo ai secessionismi, sembra andare ritrovandosi una dimensione imperiale delle ex nazioni che si consideravano tali. Gran Bretagna in primis, dopo la decisione di uscire dall’Unione Europea potrà tornare alle sue origini di cerniera tra il vecchio continente e il nuovo, le Americhe – gli USA in particolare – ma non solo, cerniera anche tra le regioni dell’ex Commonwealth britannico.

In seconda posizione troviamo sicuramente la Francia, che con l’insediamento del nuovo presidente Macron ha anch’essa ricordato di essere stata in precedenza una potenza coloniale. La dimostrazione è il rinato attivismo del novo presidente, dopo la disastrosa presidenza Hollande, che ha subito capito l’importanza della politica estera francese soprattutto nell’ex orticello di casa della francafrique. In questo senso va il sostegno al G5 del Sahel – fortemente voluto dal presidente Macron – che vedrà l’invio di un contingente militare (italo-francese) con compiti d’addestramento delle forze anti-terrorismo del contingente del G5.

Non è da meno, il tentativo chiaramente imperiale espresso dal nuovo Presidente Austriaco Kurz, che nel tentativo di un dividi et impera, cerca di minare l’integrità di uno Stato che risulta suo alleato, ma a cui, in fin dei conti, non è mai andato giu. Come non è mai andato giù agli austriaci l’esito della prima guerra mondiale che li vede perdere quasi sette ottavi del loro impero, compresi pezzi di Stato in lingua, e tradizione, tipicamente austriaca: il Sudtirolo. La strategia è appunto quella di fomentare il revanscismo pro-austriaco, nell’attuale contesto altamente favorevole dopo che è stato aperto il vaso di pandora facendo scoppiare i risentimenti nel vecchio continente: Catalani, Scozzesi, Corsi, Veneti, e chi più ne ha più ne metta.

La tattica austriaca è sempre la stessa, come accadde per la guerra in Jugoslavia, dove furono i primi (assieme agli Ungheresi) a riconoscere l’indipendenza Slovena e Croata, fomentando la guerra che poi insanguinerà i Balcani e potendo tornare ad avere maggiore influenza, soprattutto economica, sulle vecchie zone che un tempo possedeva. Certo, la situazione lì era ben diversa e incancrenita da tempo. Ma non dimentichiamoci che nei primi anni del dopoguerra vari gruppi separatisti anche nel Sudtirolo infiammarono la zona con attentati e violenze, con larga approvazione della popolazione che arrivava a non servire nei ristoranti la clientela di lingua italiana.

D’altronde il nome che ancora reca la nazione austriaca è: Österreich, che tradotto letteralmente significa “Impero Orientale”. Si può capire perciò che i tentavi neo-imperiali austriaci di revanscismo e stimolo dell’anima di lingua tedesca del Sudtirolo minano in prima persona il nostro Stato nazionale, costringendoci ad una reazione che non può e non deve essere solo accennata, ma concreta. Soprattutto perché se il Sudtirolo dovesse staccarsi dal nostro paese per tornare austriaco, non sarebbe più volontà di indipendenza, ma annessione. Cosa che rappresenta un significato geopolitico ben diverso e che va fermato in ogni modo.

Andrea Muratore


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