L’Aquila: zona 1 o zona 2 ?

par Paolo Praolini
sabato 18 aprile 2009

In questi giorni assistendo all’esondazione mediatica, generata intorno a noi dal 06 Aprile in avanti con il terremoto della provincia dell’Aquila, ho elucubrato nella mia mente tantissimi pensieri e riflessioni legati agli eventi rappresentatici.

 

E’ saltato più di altri eventi ai miei occhi, un fatto che stona profondamente con gli accadimenti tellurici Aquilani degli ultimi giorni ed alcune attestazioni ufficiali delle istituzioni.

Parliamo di zone sismiche, cioè l’attribuzione di pericolosità che viene assegnata ad ogni comune d’Italia, relativamente ai fenomeni tellurici, suddividendo in 4 livelli il grado di pericolosità, dove la zona 1 è il massimo rischio sismico.

 

La zona sismica assegnata al comune dell’Aquila e ad alcuni comuni ad esso adiacenti è zona 2, quindi di media pericolosità e questo è visibile sulla carta di classificazione sismica della protezione civile del 2006 .

Andando a sbirciare sulla mappa di pericolosità sismica dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, unico ente che ha il massimo della competenza su questo argomento, qualcosa non torna, L’Aquila è nel bel mezzo della zona sismica 1, quella a più alto rischio sismico.

 

Perchè questa grossa discordanza di valutazione su un argomento di così elevata importanza per la sicurezza Nazionale?

Sulla base di questa attestazione viene espressa ed applicata (almeno dovrebbe esserlo) tutta la normativa tecnico costruttiva delle abitazioni civili, pubbbliche, strade etc.

Anche scienziati come il geologo Patrizio Signanini, ordindario all’universita’ D’Annunzio di Chieti-Pescara, hanno denuciato questa stonatura generata dalle istituzioni.

Si perchè con alcuni decreti legge partoriti nel passato si è concesso alle Regioni di assegnare le zone sismiche per i comuni di loro competenza ed i risultati saltano all’occhio evidenti.

Viene il dubbio che in questa scelta probabilmente scellerata, di assegnare a L’Aquila questa categoria di media pericolosità, anche dopo terremoti disastrosi come quello del 14 gennaio 1713, sia stata fatta sotto qualche forzatura da parte di gruppi molto interessati all’argomento.

Il geologo Signanini visto quanto accaduto nei giorni scorsi a L’Aquila, avanza l’ipotesi che molti costruttori e progettisti di alcuni degli edifici crollati o danneggiati però potrebbero non essere perseguibili in quanto si sono adeguati ad una normativa Tecnico – Costruttiva che inserisce quest’area in una normativa di pericolosità inferiore, che è la Zona 2, quindi con regolamentazioni meno rigide della zona 1. Ma queste sono solo supposizioni.

La differenza normativa tra le due zone prevede che la costruzione di edifici deve attenersi a norme Tecnico Costruttive tali da permettere per la zona 1 la resistenza a movimenti tellurici che generino accellerazione di gravita’ fino a 0,35G ( circa 1/3 della forza di gravitazione terrestre), mentre per la zona 2 le costruzioni devono resistere ad un movimento tellurico con accellerazione a terra di 0,25G (1/4 della forza di gravitazione terrestre).

Tecnicamente la differenza è sostanziale, permette di realizzare costruzioni con limitazioni e regolamentazioni meno restrittive e certamente con un recupero di costi sostanzioso per chi costruisce in quesa zona.

Cosa succederà adesso?

Riuscirà la procura dell’Aquila ad incastrare coloro che hanno giocato sulla incolumità di tanta povera gente, attenendosi a normative adeguate per una zona sismica di minore pericolosità? Quindi inadeguate per L’Aquila?

Ci auguriamo tutti che la giustizia riesca comunque con i tempi necessari ad incastrare i furbi che si sono fatti gioco di questa situazione al limite del paradossale dove centinaia di persone hanno perso la vita.


Leggi l'articolo completo e i commenti