L’Aquila: un inganno dietro l’altro

par Alessandro Tauro
lunedì 14 settembre 2009

Non è facile dire quale delle due condizioni esistenziali sia la peggiore: se essere liberamente ingannati e presi in giro delle massime autorità dello Stato o se esserne consapevoli, averci fatto l’abitudine ed esserne miseramente rassegnati.

Una cosa è certa: l’inganno è facilmente sovvertibile, la rassegnazione molto meno.

Dopo oltre 5 mesi dal sisma, il centro storico del capoluogo abruzzese, ad esclusione di due sole strade, è ancora interamente chiuso.

Due sole le strade aperte al pubblico, avvolte da un silenzio surreale, interrotto dal vociare sommesso di pochi curiosi, reporters e cittadini ancora troppo increduli. L’assenza di ogni forma di vita animale è la curiosa dimostrazione di una città lasciata in balia di gru, operai e protezione civile. Nient’altro.

Nel disperato tentativo di mostrare una normalità ancora inesistente, il sottosegretario e capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso, annunciava con macerato orgoglio la riapertura al traffico (pedonale ed automobilistico) della tristemente celebre Via XX Settembre in occasione della visita del capo dello Stato, Giorgio Napolitano, avvenuta il 6 settembre scorso.

Ieri, 11 settembre 2009, la via in questione era ancora completamente chiusa.
Accessibile solo ai mezzi di Protezione Civile e Vigili del Fuoco. Nessun altro può metterci piede.

E’ solo l’ultima delle grandi prese in giro che stanno rendendo i cittadini aquilani nuovi protagonisti delle barzellette governative, in sostituzione degli ormai antiquati Carabinieri.

Il primo maggio, all’unisono, Silvio Berlusconi e Guido Bertolaso promettevano con sicurezza la consegna delle C.A.S.E. per 13 mila persone entro settembre o ottobre. La chiusura dei lavori per alcuni dei cantieri viene oggi datata 31 dicembre, data a cui vanno aggiunti tempi di collaudo e di sistemazione delle famiglie per ottenere la data finale di "reale utilizzo".


Pochi giorni dopo il terribile sisma il governo prometteva una sistemazione immediata e sicura per l’intera popolazione sfollata. Lo ha ribadito, soprattutto per bocca del suo "comandante", il Presidente Silvio Berlusconi, nei giorni successivi. E lo ribadisce ancora oggi.

In base alle cifre fornite dal censimento ufficiale della Protezione Civile, 36 mila sono le persone che non potranno riavere la propria abitazione se non nel giro di qualche anno, perché completamente (o quasi) rasa al suolo. 15 mila i posti-letto messi a disposizione del Piano C.A.S.E. e dai M.A.P. (i pochi moduli abitativi in legno).

Le altre 21 mila persone? Stando alla realtà dei fatti, sparsi tra gli alberghi della regione per anni, ed anni, ed anni.

Il giorno di Ferragosto Berlusconi annunciava per il 4 settembre l’apertura del cantiere di Cese di Preturo. Oggi, 12 settembre, il cantiere è ancora in piena attività.

Nelle prime conferenze stampa post-disastro, Berlusconi annunciava lo stanziamento di 8 miliardi iniziali per la ricostruzione. Il decreto "Ricostruzione" approvato in Parlamento stanzia 5,8 miliardi di euro fino al 2032. E 2,9 miliardi aggiuntivi, ma disponibili solo a partire dal 2033.

Per la ricostruzione privata 3,1 miliardi. Per il sisma in Umbria vennero stanziati 3,5 miliardi in 10 anni. E per una popolazione di sfollati pari a un terzo di quella aquilana.

Il 27 luglio il Ministro Tremonti prometteva l’annullamento del ripristino del pagamento delle tasse previsto per il 1° gennaio prossimo, attraverso apposita ordinanza della Protezione Civile.

L’ordinanza non è mai stata approvata. Allo stato delle cose attuale, i cittadini aquilani pagheranno le imposte e gli arretrati dovuti tra 4 mesi.

Aspettiamo la prossima bugia. Ed prossimo articolo "di verità" dedicato.
Perché la rassegnazione alla menzogna in questo paese, a dispetto delle apparenze, non può avere diritto d’asilo.


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