L’Africa, il Papa e i preservativi

par antonio brindisi
giovedì 19 marzo 2009

Il viaggio del Papa in terra d’Africa dimostra ancora una volta quanto lontano sia la chiesa cattolica dalla realtà del Continente nero. Nessuno si è poi scandalizzato se il pontefice ha fatto visita ad un Paese, il Camerun, regno di corruzione e despotismo, andando a braccetto all’inossidabile presidente e alla sua consorte, sicuramente non migliori di un Bachir sudanese, però musulmano. Il culmine di questo viaggio, a dir poco kitch, sono state le dichiarazioni sul preservativo da parte dell’alto prelato, tutte basate sulla teoria vaticana, in una nazione martoriata dall’Aids, dove anche un bambino sa che la prima protezione da questa malattia è il non venire a contatto diretto dei rispettivi organi genitali. Sicuramente al vaticano le informazioni le passano i missionari nostrani, traendolo in inganno. Francia e Germania, Paesi europei laici, hanno già fatto sentire la loro voce a proposito dello sproposito papale.

Per chi pratica il territorio africano fuori dalle rotte dei viaggi dei pecoroni di gruppo, fuori dal turismo sessuale o dalle missioni delle adozioni a distanza, è noto che in quasi tutti i suoi Paesi giganteggiano enormi pubblicitari che invitano la popolazione, che non può permettersi le medicine e che pratica un sesso naturale sfrenato, ad usare almeno un condom, un preservativo. In Africa, oramai,lo hanno capito tutti e tutti lo usano tranquillamente, perché a poco prezzo, funziona ed hanno imparato ad usarlo. Centinaia di ong (organizzazioni non governative) hanno speso milioni di euro in progetti per insegnare ad usare il profilattico anche al più remoto villaggio della brousse subsahariana.


Arriva il Papa di una delle tante religioni che animano il Continente nero, che nel proprio statuto prevede una castità che agli africani è come dire di non mangiare le banane, è una delle prime cose che gli racconta è che il condom non si deve usare (una loro vecchia campagna che ha mietuto centinaia di migliaia di vittime di Aids in più), perché contro la morale cristiana, e che bisogna avere le medicine meno care per curarsi. Ma chi gliela dà, la farmacia del vaticano?
Ma questi religiosi sanno dove vanno o predicano da un pulpito tutto loro che esula da qualsiasi rappresentazione della realtà?Ad un’altra persona che avesse detto la stessa lo avrebbero preso per pazzo.

In tutti i Paesi africani, e soprattutto nell’Africa subsahariana dov’è posizionato il Camerun, l’Aids sta facendo strage di una popolazione semplice, che vive il sesso con naturalezza, ma che trovandosi nella spirale di una malattia incomprensibile, per curare la quale ci vogliono delle fortune rispetto ai miseri salari locali, ha investito nell’informazione preventiva. Perché in questa meravigliosa terra, per mancanza di medicine, perché troppo care e gestite dalle nostre multinazionali, si muore di Aids, di malaria, di polmonite, di tubercolosi e anche di una semplice varicella. 

L’unico rimedio che hanno queste popolazioni per non imbattersi nella malattia del secolo è proprio un semplice profilattico. Ma anche in questo caso, come in passato, la chiesa cattolica ha voluto metterci quel senso di colpa che dovrebbe accompagnare tutto quello che non rientra in una retorica ed assurda morale basata sulla non conoscenza dei luoghi e delle persone in cui si opera una campagna di falsa evangelizzazione.


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