Kurdi: colloqui di pace, misteri e focolai di guerriglia
par Enrico Campofreda
giovedì 5 giugno 2014
L’esercito di Ankara è presente in forze nell’area, le armi della guerriglia, che dovevano sparire dai territori e che tutti sapevano consegnate solo parzialmente, sono tornate a sparare e alcuni militari, ma anche dei dimostranti, sono rimasti feriti nei durissimi scontri. Motivo scatenante i posti di blocco creati sulla superstrada fra Diyarbakır e Bingöl da centinaia di manifestanti che protestano per la costruzione dell’ennesima caserma nelle loro zone. La popolazione kurda vuole preservare il territorio dove vige la propria autonomia amministrativa, dall’edificazione di nuove caserme ma lo Stato non ammette intralci e reprime. Contro i blocchi stradali e l’insicurezza regionale s’è scagliato il leader del partito repubblicano KılıçdaroÄlu, pronto ad accusare ErdoÄan di non saper garantire la sovranità dell’intero territorio nazionale e di tener bordone ai kurdi per ragioni di convenienza, visto che è in ballo la sua scalata alla presidenza della Repubblica. Una delle voci più insistenti batte sul tasto del possibile aiuto all’agognato presidenzialismo che il premier potrebbe ottenere con l’appoggio dei deputati del Bdp-Hdp.
Sulla questione, però, giunge la voce molto critica d’un noto intellettuale kurdo, İbrahim Güçlü, che ha acquisito negli anni autorevolezza per le persecuzioni ricevute dallo Stato kemalista. Güçlü ha attaccato sia il partito guida, l’Akp, responsabile del mancato riconoscimento dei diritti della copiosa minoranza etnica, anche in questi anni di trattative aperte ma soggette a tentennamenti e passi indietro. E se l’è presa coi metodi violenti del Pkk, che nell’oscura vicenda dei sequestri, reali o presunti, vuole ribadire l’unicità del proprio ruolo al quale la cittadinanza deve sottomettersi. In un discorso critico e tagliente riportato dal quotidiano gülenista Zaman l’intellettuale giunge a dire che “mentre la popolazione vede i suoi figli rapiti e forzati a combattere, i figli dei quadri del gruppo guerrigliero frequentano collegi in Turchia e all’estero”. Cruda realtà o fango mediatico? Si attendono repliche o smentite dagli interessati.
Öcalan sostiene che dopo tanti ritardi entrambe le parti devono evitare d’inseguire eccessi e provocazioni concettuali pronte a mettere in difficoltà l’interlocutore e minare l’attuazione di comportamenti distensivi. A suo dire è necessario preparare proposte oneste e praticabili e combattere la paranoia della divisione del Paese agitata dal kemalismo più oltransista.
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