Kosovo: dati definitivi, avanzano gli estremisti, retrocedono i moderati, brogli e violenze nella capitale
par Sergio Bagnoli
martedì 14 dicembre 2010
In Kosovo preoccupa non poco lâavanzata travolgente di Vetevendosja che propugna il disegno ultranazionalista della âGrande Albania".
Destano più di una preoccupazione i risultati ufficiali delle elezioni politiche svoltesi domenica scorsa in Kosovo, le prime dall’autoproclamazione dell’indipendenza da parte di quella repubblica balcanica. Lo stesso Ministro degli Esteri italiano Franco Frattini, da sempre uno dei più ferventi sostenitori dell’integrazione nell’Unione europea dei paesi albanofoni, ha esortato gli osservatori internazionali a fare piena luce sui brogli dagli stessi denunciati un po’ in ogni parte del paese a partire dalla capitale Pristina. La Commissione Elettorale centrale ha reso noto i risultati definitivi il cui dato più saliente è la forte avanzata dei nazionalisti albanesi che propugnano la formazione della tanto sognata “Grande Albania” che dovrebbe comprendere non solo il Kosovo e la Repubblica delle Aquile ma pure quella parte di Macedonia dove si concentra il credo religioso islamico e dove la popolazione è, per l’appunto, di stirpe albanese. Vetendosja, che nella lingua di Skanderbeg significa Autodeterminazione, ha conseguito oltre il 16% dei suffragi e non è un mistero che potrebbe andare a formare il nuovo governo insieme al Pdk (Partito Democratico del Kossovo) del premier uscente Hashim Thaci, già guerrigliero dell’Uck ai tempi della guerra di liberazione del Kosovo, fortemente filo- albanese. Il partito di Thaci è, infatti, l’altro grande vincitore della competizione elettorale in cui ha riportato il 33,5% delle preferenze.
Sconfitto, ma bisogna ancora ben capire quanto i brogli abbiano pesato sul risultato finale, il moderato Isa Mustafa, Sindaco di Pristina, seguace del defunto Ibrahim Rugova, il “Gandhi dei Balcani” che propugnava invece, per la sua terra, una soluzione condivisa tra serbi ed albanesi. Poi l’ala armata dell’irredentismo kosovaro, guidata da Thaci, come si sa ebbe la meglio. Il partito di Mustafa, e cioè la Lega Democratica del Kossovo, si è infatti fermato al 23,6% dei suffragi. Anche i serbi kosovari domenica si sono presentati ai seggi, tanto che alla fine in certi comuni da loro quasi esclusivamente abitati la percentuale dei votanti ha sfiorato persino il 40% degli aventi diritto. Un successo se si considera che sinora gli slavi rimasti in Kosovo generalmente per protesta o sfiducia disertavano le urne. Molto probabilmente a questa minoranza verranno assegnati più dei dieci seggi al Parlamento che la Costituzione del paese le riserva. Tutto lascerebbe prevedere, al di la dei ripetuti brogli, che il Kosovo si sta incamminando verso una democrazia di stampo occidentale e verso la stabilizzazione mentre invece, purtroppo, ancora molte sono le incognite. Innanzitutto i gravi disordini scoppiati l’altra notte per le strade di Pristina tra i seguaci di Thaci e quelli di Mustafa, che reciprocamente si auto- proclamavano come i vincitori della tornata elettorale, fanno capire a più di un governo dell’Unione europea che la strada verso Bruxelles è ancora lunga da percorrere. Il fatto poi che l’ottantun per cento della popolazione kossovara ed il sessantatre di quella albanese si siano pronunciate a favore del progetto “Grande Albania” ha fatto già drizzare le orecchie non solo al governo serbo ma pure a quello macedone, repubblica in cui il 25% della popolazione è di etnia albanese e desidera l’unificazione alla Madre-Patria. L’Albania è però un paese della Nato ed il suo avvallo a tale disegno destabilizzante per la regione potrebbe essere un azzardo imperdonabile ma il sospetto degli alleati occidentali di Tirana, e di molti dei ventisette paesi dell’Unione europea, è che dietro questo progetto stiano i paesi islamici del tutto interessati alla nascita di una grande nazione a maggioranza musulmana nel cuore d’Europa. Sergio Bagnoli